Prada: un brand autentico, austero e italiano. Quest’anno decide di presentare la sua nuova collezione Resort a New York. La location scelta dalla maison è il settimo piano della Piano Factory, quartier generale di Prada Usa; in questo senso Miuccia è voluta ripartire dagli albori e ha preferito “giocare in casa”.
Mentre la passerella è stata spogliata e rivestita dallo studio Herzog & de Meuron, che ha creato uno spazio super minimal, il front row risplendeva di stelle tanto da far invidia ad Hollywood; Baz Luhrmann, Uma Thurman, Gary Oldman sono solo alcuni dei grandi nomi presenti all’evento.
Da sfondo le luci calde disegnano un tipico tramonto Newyorkese, sfila il minimalismo, la voglia di non omologarsi e di restare fedele al brand, una rivoluzione silenziosa ed essenziale che ci riporta agli anni Novanta.
Un revival per nulla malinconico, anzi; nell’era dei social network, di Instagram, del sovraffollamento di informazioni, di immagini e stimoli, nell’era dove tutti ormai possono creare e “prendere spunto”, Miuccia decide di non regalare altre informazioni, bensì di fare un passo indietro.
La collezione è una sorta di “fantasia della realtà”. Ritorna la vita bassa, sfilano dettagli minimal, abiti sovrapposti a t-shirt, colbacchi in tessuti tecnici e gonne che fasciano le silhouettes. L’essenzialità del brand viene rivisitata e corretta attraverso la contemporaneità dei giorni nostri e degli anni che furono; senza ostentare nè osare, perché Prada non detta la moda, ma ne è padrona.
Sicuramente i fan della Maison apprezzano prima di tutto la fedeltà che la contraddistingue; rimasta sempre fedele a se stessa nel corso degli anni, senza farsi mai influenzare dai dettami del tempo.
Miuccia riesce con eleganza e semplicità a far convivere perfettamente broccati e tailleur, sportswear e gilet tricot; il tutto è il risultato di una collezione che sembra essere rispolverata dagli armadi dei nostri genitori, sicuramente contenti di questo ritorno in auge; mentre a noi giovani, padroni del mix and match, viene finalmente data l’opportunità di vestirci di quegli abiti che all’epoca risultavano troppo grandi; perché infondo è sempre bello chiudere gli occhi e ritornare indietro nel tempo.
di Annamaria Aufiero