“4321” di Paul Auster

Per raccontare una vita intera, una storia non basterà mai. È per questo motivo che la penna geniale di Paul Auster ne ha create quattro, dando forma a un monumentale capolavoro della letteratura americana di 939 pagine, in un contorto intreccio di possibilità governate dal caso.

Potete cercare il bandolo della matassa cominciando dalla fine, aprendo il libro a metà, oppure accettare l’ordine cronologico dell’autore. Qualunque sia la vostra scelta, “4321”, edito da Einaudi nella traduzione di Cristiana Mennella, presenta una diversa versione della storia ad ogni capitolo, raccontandoci le fasi della vita di Archie Ferguson, un americano degli anni Cinquanta che finirà per diventare vostro fratello, o forse il vostro migliore amico, persino voi stessi.

Avete mai pensato a cosa sarebbe potuto succedere se aveste fatto quel viaggio? Baciato quella ragazza? Ascoltato il consiglio di un amico? Detto la verità? Seguito la vostra vera vocazione?

Nel romanzo che segna il suo ritorno sulle scene dopo anni di silenzio, Auster ribalta le regole della narrazione convenzionale, con un imbroglio di personaggi e eventi che cambiano vorticosamente, unici e molteplici come le vite di tutti noi. “Tra le cose strane che aveva scoperto di sé stesso, era che sembravano esistere tanti Ferguson, che lui non era una sola persona, ma un insieme di identità contraddittorie, e ogni volta che era con una persona diversa, era diverso anche lui”.

Ripercorrendo un ventennio difficile della storia americana, Paul Auster salta da New York a Montclair, da Stowe a Newark, frammentando l’identità dei volti e dando potenzialità alle sfaccettature del carattere dei suoi protagonisti per comporre puzzle ironici, brillanti e crudeli al tempo stesso. Non preoccupatevi, non ricorderete mai chi è sposato con chi, le scuole o le fidanzate di Ferguson, ma di una cosa potete essere certi: le personalità non mutano, hanno solo sembianze diverse.

Non è dunque un caso che il romanzo si concentri sulla giovinezza di Archie, fase in cui il carattere viene plasmato per porre le basi dell’io futuro. La metamorfosi avviene, ma può succedere di tutto: eventi e disgrazie, incontri e fortune. “Il mondo era composto da due regni, il visibile e l’invisibile, e spesso le cose invisibili erano più vere di quelle visibili”.

La bellezza di “4321” risiede di certo nella sua autenticità, in un’impalcatura ricca e appassionante che si declina nella scommessa della vita, e nella nota autobiografica che caratterizza l’intero romanzo: “Quanti Paul Auster esistono?”, viene chiesto spesso all’autore. Adesso, sicuramente quattro.

di Ginevra Bonina

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