Entrare a Palazzo Pucci nei giorni di Pitti Uomo 94 è come mettere piede in una macchina del tempo. O in un sogno. Dal 12 al 15 giugno è infatti qui che si tiene la mostra/evento Bonaveri, A Fan of Pucci, incontro immaginario tra il pioniere dei manichini ricercati Bonaveri e il genio che portò alla ribalta, negli anni ’60, gli abiti con stampe sfrenate: il marchese Emilio Pucci.
È proprio la dimora di quest’ultimo a trasformarsi in un itinerario dove storia, creatività e moda si compenetrano. A partire dal cortile centrale, sfruttato in tutta la sua verticalità da un gigantesco manichino e dai suoi più minuti comprimari, ognuno dipinto a mano con i motivi iconici di Pucci.
I manichini sono i guardiani che traghettano verso un mondo dove il passato e il sognato si mescolano. Ogni passo all’interno del percorso della mostra è un omaggio alla grandezza dello stilista fiorentino, ma anche un gioco ironico sui suoi design sgargianti, come testimoniano le appliques per capelli variopinte e i cappelli di pelo in nuance pastello posti in testa ai busti austeri che fiancheggiano lo scalone verso il secondo piano.
Qui si assiste ad un inaspettato rovesciamento dei ruoli, con il visitatore catapultato sotto i riflettori del mondo fashion: 57 manichini in velluto lo osservano dai lati di un corridoio che mima alla perfezione la passerella di una sfilata, in un’attesa immaginaria del prossimo show. La disposizione è quella di una scala cromatica quasi ipnotica, con ogni manichino che rappresenta un colore preciso della palette cara a Emilio Pucci. A completare il quadro, mini borse gioiello, fermagli, foulard e altri accessori provenienti dagli archivi del marchese avvicinano ancora di più i manichini al piano della realtà.
Questo gioco di rimandi fra vero e inventato, fra serio e faceto, prosegue nella Sala Balcone, dove le stampe in bianco e nero, tanto care a Pucci quanto quelle ultra colorate, fluttuano nell’aria grazie a enormi ventilatori – il gioco di parole in inglese tra fan/ammiratore e fan/ventilatore non può che strappare un sorriso – che sospingono l’abito di una modella/manichino impegnata in un assertivo photo shooting.
È la materia che prende vita, fatta per essere movimentata e non per rimanere inerme, per giocare con i ricordi e con l’immaginazione. Un tema che prosegue con la Sala Bianca, dove Bonaveri omaggia con manichini surreali gli stilemi spesso ripresi da Emilio Pucci: le rouches, le trecce e i turbanti, ancora il bianco e nero, la paglia e le frange. Come Alice che attraversa lo specchio, c’è la possibilità di calarsi in prima persona nel mondo di Pucci, con un team di parrucchieri e make up artist pronto a riprodurre sugli ospiti acconciature, trucchi e nail art ispirati all’universo del marchese.
Il confine fra visita ed esperienza è così ancora più ingarbugliato, e si possono visitare le sale del piano terra come se anche noi ne facessimo parte, un piccolo tassello in più nella creatività della Maison fiorentina. Qui troviamo illustri capi d’archivio, sontuosi teli da bagno ispirati al mood dell’isola preferita da Pucci: Capri. E poi ancora un salto verso il concreto e l’attuale, con gli artigiani di Bonaveri intenti a realizzare dal vivo le miniature dei manichini, excursus breve ma intenso nell’alta artigianalità. Il tutto per arrivare nel sancta sanctorum: lo studio del marchese, dove tutte le costellazioni creative prendevano vita, ancora pieno di manufatti e delle note del profumo Vivara, il primo e l’originale di Pucci.
Le emozioni inattese si placano con il ritorno al cortile, dove il bar Emilio e i gelati del fiorentino doc Vivoli rinfrescano lo spirito e permettono all’esperienza di sedimentare. A chiudere il cerchio ci pensa la chiosa di Andrea Bonaveri stesso: “L’artigianato artistico che dimora in imprese come Pucci e Bonaveri e che si esprime nella capacità degli uomini e donne di costruire centimetro per centimetro la bellezza è il vero protagonista della nostra mostra.”
di Martina Faralli