L’estate di quest’anno a Milano, artisticamente parlando, è tutta sotto il segno dello straordinario scultore Alik Cavaliere, una delle voci più originali e premonitrici dell’intero panorama delle arti plastiche del secondo Novecento.
Milano omaggia così l’ex direttore dell’Accademia di Brera, con un percorso espositivo quasi interamente gratuito che si sviluppa in varie sedi (Palazzo Litta, Museo del 900, Gallerie d’Italia, Università Bocconi e ovviamente il Centro Artistico Alik Cavaliere) e che ha il suo centro nevralgico all’interno della splendida Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale, dove sino al 9 settembre 2018 si potrà osservare il suo meraviglioso “Universo verde”.
Un’ampia antologia dedicata all’artista, nel ventennale della sua scomparsa, che spazia dalle Metamorfosi dei tardi anni Cinquanta, fino al personaggio alter-ego dell’artista – Gustavo B – dei primi anni ’60, e soprattutto i suoi grandi capolavori ispirati alla natura e alla visione ciclica del mondo di derivazione lucreziana: Tibi suavis dedala tellus submittit, La terra feconda di frutti e Il tempo muta la natura delle cose.
Al di là della meravigliosa concatenazione di spunti artistici all’interno della sua opera, da Giacometti, Magritte Duchamp, fino all’Informale con un pizzico d’ispirazione letteraria, emerge da tutte queste sculture una grandissima attenzione per il mondo vegetale riassunta così dalla curatrice Elena Pontiggia: “Nessun artista, nella scultura del Novecento, ha scolpito il mondo della vegetazione e, per essere più precisi, l’universo verde delle foglie, dei frutti, dei cespugli, degli arbusti, degli alberi, come Alik Cavaliere”.
di Alessandra Baio