Se nutrite una passione per l’arte e per tutto ciò che riguarda la ricerca dell’Io più profondo, non potrete mancare a questa mostra sita a Burlington Gardens a Londra. Secondo il pensiero Zen, il concetto dell’Enso rappresenta un cerchio creato dal movimento delle canne a mezz’aria e rappresenta l’illuminazione, la verità, la totalità dell’universo e l’uguaglianza, ma anche l’eterno mutamento ciclico espresso dal cerchio. Un concetto simile, a noi molto più familiare, è costituito dal Panta rei di Eraclito, più semplicemente “tutto scorre”, dove tutto è in divenire e “nulla sta fermo”.
Attraverso questa filosofia Zen, TeamLab – noto gruppo interdisciplinare di base a Tokyo – crea un percorso di istallazioni digitali immersive, intitolato Trascending Boundaries, disponibile alla Pace London Gallery fino a metà Marzo.
TeamLab esprime che nella mente umana non vi sono confini tra idee e concetti che, per essere espressi nel reale, devono avere una dimensione fisica. E così, attraverso otto installazioni immersive, si entra in un viaggio ai confini della trascendenza, in cui viene narrato il ruolo della tecnologia digitale attraverso i confini fisici (e concettuali) che esistono tra le diverse opere d’arte.
Si può entrare, osservare, ed essere coinvolti dagli spazi e dalle opere che prendono vita grazie all’interattività. Attraverso la sua presenza, lo spettatore completa l’opera, influenzandola con i suoi movimenti; essendo immerso in nuove realtà, diviene esso stesso parte integrante dando vita, così, ad un nuovo modo di esplorare ed immergersi nel digitale, rendendo l’esperienza un vero e proprio gioco.
Il percorso si compone di più sale che comunicano tra loro, e con il pubblico. La sala più grande della mostra comprende sei opere della serie Universe of Water Particles, Transcending Boundaries (2017) , una cascata virtuale che si estende dalla parete della galleria fino al pavimento, mettendo in scena un dialogo silenzioso tra lo spazio espositivo e la figura fisica del fruitore. Si gioca con il concetto di Ultra spazio soggettivo, un riferimento alla rappresentazione non-prospettica dello spazio nell’arte giapponese premoderna che colloca lo spettatore direttamente all’interno dell’opera d’arte.
La seconda sala, mette in scena Dark Waves (2016), una simulazione del movimento delle onde in base al comportamento di centinaia di migliaia di particelle d’acqua. Le onde vengono create in uno spazio virtuale tridimensionale, celebrando l’acqua come entità vivente che coinvolge il pubblico e suggerendogli un legame intrinseco con la natura.
Nell’ultima sala, lo spazio oscurato viene trasformato dalla presenza dello spettatore, che attiva Flowers Bloom on people (2017). Il corpo si tramuta in una tela per le proiezioni che si attivano: fiori colorati subiscono un continuo processo di cambiamento e crescita, in risposta diretta ai movimenti degli spettatori. I fiori nascono, crescono, fioriscono ed infine si disperdono. Il ciclo si ripete all’infinito, e più tempo le persone rimangono, più fiori nascono.
La bellezza di queste opere d’arte non è solo sono in continuo mutamento, ma dipende anche dall’interazione del viaggiatore che decide di affacciarsi a questo percorso introspettivo. TeamLab dimostra, quindi, un grande progresso nell’arte digitale, oltre che una capacità unica di coltivare curiosità e creatività attraverso la tecnologia.
di Rosa Granato