“NOw/Here”: qui ed ora o in nessun luogo?
Gian Maria Tosatti. Nome di punta nell’arte contemporanea, l’artista classe 1980 lo conoscerete sicuramente per aver rappresentato l’Italia alla 59esima Biennale di Venezia. La sua mostra a Milano, curata da Vicente Todolì, prende il titolo “NOw/here”. “Hic et nunc”, qui ed ora, se le parole vengono considerate per la loro valenza singola; ma anche “nowhere”, tradotto dall’inglese come “in nessun luogo”. Un titolo evocativo, proprio come lo stile dell’artista, che gioca sullo svelarsi dei significati tramite opere fortemente materiche.
La storia come un sentimento
La mostra ospita due cicli di opere. “Ritratti” (2022), costituisce la parte di retrospettiva; mentre “NOw/Here” (2023) costituisce la novità. L’insieme restituisce un percorso espositivo che sintetizza i sentimenti della ricerca personale dell’artista, che dura da circa 20 anni. Nelle sue opere monumentali è intrappolato lo Zeitgeist (letteralmente lo “Spirito del tempo”), nonché il sentimento della sua generazione percepito dall’artista. I concetti dell’arte di Tosatti ruotano infatti prevalentemente intorno alle riflessioni sulla collettività e sulla storia, e non di rado assumono accezioni politiche e/o spirituali. Con NOw/Here, l’artista di origini romane racconta di aver interpretato la storia non come fatti consequenziali, ma come un sentimento: un ritorno al momento in cui la si vive.
Il percorso espositivo
Entrando ora nel merito della mostra, “Ritratti” è composta da quattro pannelli in ferro dipinti in oro e ruggine. L’ossidazione del metallo, restituendo prova fisica del passare del tempo, diventa arte che lo racconta. L’impiego materico dell’oro, che si rifà all’antica tradizione bizantina, si collega anche ai grandi artisti anni Settanta come Jannis Kounellis e Gino De Dominicis. Con “Ritratti”, Tosatti crea un altrove emblematico (proprio come per i bizantini, appunto) davanti al quale porsi fisicamente con le proprie domande. In “NOw/Here”, grafite e carboncino raffigurano spazi utopici costellati da sfere bianche. È come una rappresentazione fisica dell’idea di luce, concetto che ricorre spesso nei suoi lavori. L’artista racconta che le opere della sua mostra sono pensate come “specchi”. Sono domande aperte che si pongono davanti agli occhi dello spettatore. Parlano e chiedono di oggi, raccontando di una società in bilico tra catastrofe ed evoluzione.