È tornata Beatrice Quinta, ribelle cantante classe ’99, che si racconta oggi a Gilt Magazine attraversando le sue radici siciliane, passando per il significato delle canzoni emblema dell’album, dove la devozione ha un’accezione diversa da quella canonica, con un tuffo nel pop.
Il 17 maggio è uscito il tuo nuovo album Devota, che, assieme al focus track Fatima si fa portavoce di un messaggio di emancipazione e libertà. Ci sono dei riferimenti autobiografici in queste tracce?
Tutto l’EP è autobiografico. È un momento della mia vita dove vedo la musica come terapia; nell’album viene fuori una parte di me che non è ancora cicatrizzata.
Quindi ti senti libera o hai avuto difficoltà nella tua vita in questo senso?
Non sempre mi sento così libera, vorrei esserlo. Sento di dipendere dal giudizio, soprattutto quello che do io a me stessa, ma comunque l’ambizione è quella di riuscire ad essere emancipata sempre, in ogni momento.
Per quale motivo hai scelto due titoli, Devota e Fatima, che richiamano in qualche modo il mondo religioso?
Io sono fan dei concept album, Devota è il title track perché mi piace dare coerenza allo storytelling. Fatima, invece, si riferisce ai Segreti di Fatima, poiché evoca l’occulto; è il mistero di quando non ti vuoi aprire del tutto con una persona.
Ci sono molti richiami alla tua terra natia. Cosa riporti della tua terra nell’album?
La mia storia si dirama tra Palermo e Milano. Della mia terra mi porto dentro i suoni della città: a Palermo senti cantare con melodie arabeggianti da un lato e dall’altro senti la musica a tutto volume da un locale. La cassa dritta (ridiamo, ndr). Questo caos musicale sono riuscita a inserirlo nella mia musica.
Progetti per il futuro? Dove ti vedremo live?
Stiamo ancora mettendo in piedi il live, presto annunceremo le date. Sicuramente in programma c’è il buttare fuori più musica possibile, quindi presto nuovi testi e live.
Beatrice, ti ringrazio, a nome mio e della redazione. L’album ci piace tanto ed è stato un piacere intervistarti.
Grazie a te! E alla redazione. L’album è il mio bambino e se ami il mio bambino, amo anche te!