La musica come cura e connessione: intervista a Fasma

di Angelica Malaguti

Fasma, nome d’arte di Tiberio Fazioli, è un rapper e cantautore con uno stile unico e una sensibilità spiccata, capace di fondere generi diversi in modo autentico e profondo. Artista versatile e contemporaneo, si distingue per la sua capacità di esprimere emozioni sincere e introspezioni attraverso la musica.
La sua carriera ha subito una svolta nel 2020, quando ha partecipato al Festival di Sanremo tra le Nuove Proposte, classificandosi terzo con il brano “Per sentirmi vivo”, che ha poi ottenuto il Doppio Disco di Platino. L’anno successivo è tornato sul palco dell’Ariston tra i Big con “Parlami”, un altro successo certificato Disco di Platino.
Recentemente, Fasma ha continuato a conquistare il pubblico con il singolo estivo “Mille Notti”, diventato virale su TikTok. Venerdì scorso, ha pubblicato il suo nuovo singolo intitolato “Piccola”, che segna un’ulteriore tappa nel suo percorso musicale.

 I tuoi testi sono molto introspettivi e autentici. Come nasce una tua canzone? Qual è il processo che segui per esprimere emozioni così profonde attraverso la musica?

Parto principalmente dal vissuto, perché per poter scrivere bisogna vivere. Sicuramente più informazioni riesci a cogliere da quello che vivi, più lo riesci a scrivere. Per poter processare un’emozione devi essere consapevole di averla vissuta, perché quando ti emozioni devi stare in quel momento e viverlo al 100%, in quel momento non puoi pensare di doverla scrivere. Perciò il processo è quotidiano, magari anche da questa intervista si potrebbe prendere spunto, perché tutto ciò che è vita si può trasformare in scrittura. 

Hai partecipato due volte al Festival di Sanremo, prima con “Per sentirmi vivo” e poi con “Parlami”. In che modo queste esperienze hanno influenzato il tuo percorso artistico? Cosa ti hanno insegnato?

 Sicuramente mi porto a casa che mia madre e mia nonna hanno accettato che faccio musica. A livello artistico Sanremo è divertente, è un’esperienza che alla fine ti fa capire quanto è bello questo lavoro. A livello di emotività artistica è un’esperienza che ti regala tanto, e queste emozioni viverle in quel momento non è facilissimo, ma a posteriori è stata una bellissima esperienza da rifare assolutamente. 

Mi hai parlato di tua madre e tua nonna: per te il supporto da parte della famiglia è qualcosa che c’è stato sin dall’inizio oppure è arrivato col tempo?

Non riuscirei a rispondere a questa domanda in pochi secondi, ci vorrebbe molto più tempo. Non essendo figlio d’arte, capisco che per le persone poter comprendere qualcosa di un reparto artistico è difficile perché si ha sempre timore, e io non mi sento di biasimarle. 

Invece parlando di nuovi progetti, il tuo nuovo singolo “Piccola” è uscito venerdì. Cosa puoi raccontarci di questo brano, ha qualche significato particolare per te?

La cosa bella della scrittura è questo: non riesco mai a dire quello che voglio in pochi minuti e in poche frasi, mentre attraverso le canzoni si riesce molto bene e riesco a esprimere in modo efficace i concetti che per me hanno valore e che vorrei portare con la mia musica. Quello che posso dire è che invito la gente ad ascoltarla. 

Quali artisti o generi musicali ti hanno ispirato maggiormente nella tua crescita artistica?

A livello di nomi credo che la musica abbia un bacino così tanto grande, che oggi la ricerca musicale che faccio è molto più vasta rispetto a quando ho iniziato. Quindi da qualcuno magari riesci a prendere la sonorità, da qualcun altro come affronta il testo o la metrica e così via… Di solito si cerca sempre ispirazione andando dall’altra parte del mondo, superando gli oceani, invece su “Piccola” abbiamo cercato di prendere come ispirazione tutto quello che ci stava sotto casa. Abitando a Roma, vedo sempre le persone con il mandolino, il sax e il contrabbasso per strada, e noi abbiamo cercato ispirazione anche da questo. 

C’è qualche artista con cui sogni di collaborare?

Io voglio sempre prima conoscere l’artista, perché facendo una musica molto intima, per me fare un pezzo insieme a qualcuno è la cosa più intima che ci sia: condividere un pezzo di te con qualcun altro è un po’ come l’amore, non è che lo fai con chiunque. La stessa cosa per me è con la musica: riuscire a fare un pezzo con qualcuno per me è sempre un’esplorazione di sensibilità empatica, di un processo di rapporto tra me e questa persona, un confronto di idee… 

Sicuramente so che tutte le persone con cui collaborerò fanno la musica veramente con il cuore. 

I tuoi brani sembrano parlare direttamente a chi ascolta, soprattutto per chi vive momenti difficili. Cosa significa per te sapere che le tue canzoni possono essere una “cura” per tanti?

Beh, è il motivo per cui faccio musica. Credo che viviamo in un momento in cui siamo molto da soli, viviamo in una finta socialità. A volte la musica può essere luce nei momenti di solitudine, come quando un amico non ti risponde. Quando ciò accade significa che ho fatto del bene, e fare del bene credo sia la cosa più bella al mondo. Quando in qualche modo sono di aiuto per qualcuno mi sento benissimo. 

Potremmo aspettarci nuovi progetti entusiasmanti in futuro? 

Abbiamo tanta voglia e tanta buona musica. Siamo molto carichi e vogliamo farne sempre di più!

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