La nuova esposizione Common Ground, curata da Brian Boa, fondatore di Trading Places, offre al pubblico un’interpretazione profonda e sfaccettata della “casa”. Sei artisti contemporanei esplorano il significato della casa non solo come spazio fisico, ma come sentimento, senso di sicurezza e simbolo personale di identità e appartenenza. Attraverso sculture, video e installazioni, la mostra invita i visitatori a riflettere su cosa rappresenti realmente questo concetto nella nostra vita.
Le opere: dalla scultura alla videoarte, tra esperienza e introspezione
Tra le opere in mostra, spicca Prick (2024) dello scultore dominicano EFE, un blocco di cemento armato arricchito da barre d’acciaio che ricordano i rami di un giovane albero. Quest’opera rappresenta l’architettura urbana dominicana, evidenziando come il paesaggio culturale e familiare influisca sulla nostra auto-realizzazione. Anche Martine Syms, con il video This is a Studio (2023), affronta la questione della fragilità domestica, mostrando immagini di videocamere esterne che riprendono la polizia davanti al suo studio.
Walid Labri, invece, ripropone i filmati di un’effrazione nella propria abitazione per sollevare domande su sorveglianza e panico sociale, mentre il video-collage di Mark Leckey, To the Old World (Thank You for the Use of Your Body) (2021), esamina il senso di appartenenza nell’era della tecnologia, evidenziando l’alienazione che può derivare dalla digitalizzazione dello spazio domestico.
L’importanza della comunità artistica nella curatela di Boa
Per Boa, la selezione degli artisti è stata un processo naturale, basato su relazioni personali e una profonda stima per i temi che trattano. “Conoscevo già molti di questi artisti,” afferma Boa, “e il mio desiderio era quello di affrontare questioni come la casa, il senso di appartenenza, la crisi abitativa e le disuguaglianze sociali, presentandole in una forma complessa ma accessibile.” Boa ha voluto creare una mostra che rispecchiasse la sua rete artistica e la sua sensibilità verso argomenti attuali e universali.
Un’esperienza artistica tra influenze belghe e una collaborazione internazionale
Cresciuto in Belgio, Boa trae ispirazione dalla sua esperienza in un contesto in cui arte e design erano accessibili a tutti. “In Belgio, anche chi viveva in una casa popolare poteva camminare pochi minuti e trovarsi davanti a una galleria d’arte o a un negozio di design; era parte del quotidiano,” racconta Boa. La collaborazione con l’iconico designer belga Dries Van Noten e l’allestimento della mostra a Los Angeles rappresentano per Boa un incontro di mondi e culture diverse, unite dal desiderio di rendere l’arte una parte integrante della vita urbana.
Un invito a riflettere: cosa si augura Boa per i visitatori di Common Ground
Boa spera che i visitatori trovino una connessione personale con le opere, anche solo per un istante. Non ci sono aspettative, ma un desiderio sincero che la mostra possa stimolare un dialogo interiore o lasciare un segno, proprio come ogni “casa” lascia una traccia in chi la vive. Con Common Ground, Boa porta il pubblico a considerare il ruolo della casa e dello spazio personale come elementi fondamentali del nostro vissuto e della nostra identità.