Non c’è nulla di più seducente dell’essere se stessi e sentirsi a proprio agio, essere self confident, e questo la moda lo sa bene. Ed è per tale ragione che un capo resta un capo fino a quando non viene indossato e interpretato da una persona, più che da un corpo.
Negli ultimi anni la parola corpo è associata alla positività nel movimento sociale contro la derisione del corpo chiamato body positivity, che vede protagonisti stilisti e brand che nei propri casting inseriscono modelli plus-size e abbattono i canoni estetici con persone comuni e di tutte le etnie in passerella. C’è chi ne ha fatta un’evoluzione del brand come Pierpaolo Piccioli per Valentino e Demna Gvasalia per Balenciaga, e chi la sua cifra stilistica su cui scommettere sin da subito come l’italiano Marco Rambaldi, il duo farco-belga Ester Manas e la brasiliana Karoline Vitto.
Seduzione a sferruzzate di uncinetto per la moda inclusiva di Marco Rambaldi, che con l’elemento artigianale di una tecnica legata a una visione conservatrice della donna, diventa manifesto di un messaggio politico contro il patriarcato. Un concetto di femminilità ridefinito, seducente, grazie al suo vedo non vedo ma ironico e colorato. Portando avanti nello stesso tempo una valorizzazione del lavoro artigianale contro il fast fashion e sfidando le convenzioni di genere con capi gender-fluid.
È fluida anche la concezione del corpo del brand Ester Manas, che nei suoi atelier di Bruxelles crea capi dalla taglia unica che non solo seguono tutti i corpi ma anche il proprio corpo nel tempo, con tutti i cambiamenti che subisce. Una moda upcycled fatta con scarti di magazzino e una produzione molto più responsabile di quella tradizionale, che con la scelta della taglia unica si adatta a tutte le tipologie di fisico riducendo i consumi e realizzando un minor numero di capi, che seguendo i cambiamenti del corpo rimane con noi per più tempo.
Supported by Dolce&Gabbana durante l’edizione del 2023 a favore dei talenti emergenti, per molti valori che li accomunano, è Karoline Vitto, che con il suo brand celebra quelle forme del corpo femminile che spesso sembrano voler essere schiacciate. Cut-out, asimmetrie, elementi rigidi che disegnano le linee del corpo, avvolgono corpi di ogni taglia e seducono con eleganza.
Hanno molto da fare questi talenti, visti i numeri in calo dello scorso anno secondo Vogue Business a proposito dei casting delle sfilate che si sono svolte nelle capitali della moda. La capitale meno inclusiva è stata Milano, con il 99% delle modelle taglia 36-38-40; e se il corpo dice più di quanto non dicano le parole, come affermava Martha Graham, madre della danza moderna statunitense, i brand italiani dovranno impegnarsi di più per sedurci.