Nella solita location in Largo Isarco assistiamo a modelle androgine con i capelli arruffati con trucco minimale. I capi sono scevri dalle forme che cambiano in funzione del movimento: Miuccia Prada e Raf Simons, di cui si nota tanto l’attitudine, decidono di seguire una strada lastricata di “raw glamour” dove il saper esaltare la propria femminilità viene in primis da dentro e poi esplode in colli di pelliccia e gonne al ginocchio.
I capi
Hanno decostruito gli anni ’60. I primi quattro look erano variazioni dell’abito da giorno nero: vestibilità ampia, in lana leggera con cuciture a vista e bottoni minimal. Poi sono arrivati i fiocchetti sbarazzini, tantissimo pelo e tacchi a spillo. Colpiscono le camicie volutamente stropicciate e col colletto storto, come a simboleggiare una disattenzione (che invece è fatta solo di estrema cura).
La potenza della donna Prada sta tutta qui: non c’è bisogno del boccolo da cresimanda o del rossetto per essere femminile. Abbiamo tutta la libertà di non farlo. Le nostre nonne ci hanno insegnato ad uscire sempre con un velo di trucco o con la chioma in ordine: Prada vuole invertire il paradigma anche quest’inverno. La Signora ci vuole spettinate e struccate perché la femminilità, oggi e sempre, per Prada trascende l’estetica della perfezione e decodifica le nostre certezze tanto nel beauty quanto nei vestiti. La donna della Signora può essere femminile anche così e ci dà tanta speranza.