Dal 18 marzo al 13 aprile, il Teatro Franco Parenti di Milano ospita la prima nazionale di “Schegge di Memoria Disordinata a Inchiostro Policromo”, un’opera visionaria firmata da Fausto Cabra con la drammaturgia di Gianni Forte. Lo spettacolo, ispirato alla vicenda di Billy Milligan, promette di trascinare il pubblico in un viaggio ipnotico tra giustizia, identità e il confine sfumato tra realtà e finzione.
Il caso Milligan: tra legge e psiche
Billy Milligan è stato al centro di uno dei più controversi processi giudiziari della storia americana. Accusato di rapimento, stupro e rapina alla fine degli anni ’70, emerse durante il processo che Milligan conviveva con 24 personalità distinte. Dichiarato non colpevole per infermità mentale, il suo caso sollevò un acceso dibattito tra giustizia, psichiatria e opinione pubblica.
Ma Fausto Cabra non si è limitato a un semplice racconto giudiziario: “Volevo che fosse più di una storia di tribunali. Volevo scavare nei meandri della mente umana, esplorare l’identità, la finzione e il potere della menzogna” racconta il regista.
Una messinscena stratificata e immersiva
Il palcoscenico diventa un labirinto di percezioni, dove il pubblico è chiamato a orientarsi tra indagine legale, esplorazione psicologica e riflessione teatrale. La frammentazione mentale di Milligan si traduce in una narrazione che sovrappone piani diversi: l’analisi del processo, il viaggio nei traumi del protagonista e una metanarrazione che scompone e ricompone la verità scenica.
A dare corpo a Billy Milligan è Raffaele Esposito, attore di talento che si trasforma camaleonticamente nelle molteplici identità del personaggio. Accanto a lui, Anna Gualdo ed Elena Gigliotti assumono tutti gli altri ruoli della rappresentazione.
Per Cabra, questo spettacolo è anche un atto politico: “Viviamo in una società ossessionata dalla semplificazione e dalle certezze assolute. Ma la realtà è complessa, contraddittoria. Accettare questa complessità significa accettare anche noi stessi”. Il teatro, con la sua capacità di svelare e trasformare, diventa lo strumento perfetto per scardinare le false sicurezze.
Musica e atmosfere: un’immersione sensoriale
Mimosa Campironi firma la drammaturgia sonora ispirata al rock psichedelico anni ’70, evocando artisti come Talking Heads, Laurie Anderson e Led Zeppelin. L’uso di sintetizzatori Moog, chitarra elettrica e pianoforte crea un paesaggio sonoro frammentato che rispecchia il caos interiore di Billy. Il sound design si spinge oltre, includendo voci sussurrate e suoni subliminali che fanno vibrare la platea, rendendo l’esperienza teatrale quasi fisica.
Si tratta di un evento teatrale davvero potente, che lascia domande irrisolte e stimola riflessioni profonde, per vivere il teatro come esperienza trasformativa, in cui la finzione non è inganno, ma rivelazione.