Ha liberato le donne, entusiasmato gli uomini e cambiato il mondo. La minigonna è stata la più grande rivoluzione della moda del XX secolo. Quest’anno si celebrano i suoi 50 anni, e di strada ne ha fatta davvero tanta. Fece gridare allo scandalo, suscitò critiche e in alcuni casi censure.
Ritenuto l’indumento più rivoluzionario della moda, le origini della “mini” sono state a lungo discusse, ma per gli esperti vanno collocate a Londra. Era il marzo 1963, quando la stilista Mary Quant vendeva il primo modello nella sua boutique Bazaar di Chelsea; essa fu ispirata dall’automobile Mini. Il nome inglese del nuovo capo di abbigliamento era mini-skirt. La diffusione della “mini” influenzò anche indumenti generalmente più casti, come gli abiti da sposa, i tailleur con gonna o il tubino.
La prima ad indossarla in copertina sulla rivista Vogue fu Twiggy, famosa modella simbolo degli anni 60, decretando così la minigonna l’indumento più intrigante da sempre. Ci sono volute migliaia e migliaia di gambe al vento, di fischi irriverenti, di commenti insolenti e di donne perseveranti prima che il comune senso del pudore digerisse l’idea di quella piccola striscia di stoffa; il capo d’abbigliamento che cambiò per sempre non solo il look, ma anche lo stile di vita delle giovani donne, divenne quindi simbolo di libertà ed emancipazione. Londra in quel periodo influenzò il look delle ragazze di tutta Europa, ed in seguito di tutto il mondo, abbattendo il tabù delle gambe scoperte.
Da allora la minigonna è passata di moda e poi ritornata in auge diverse volte, e in tutte le versioni possibili, osannata o bocciata, ma sempre presente nei capi degli stilisti; oggi si conferma l’indumento preferito dalle donne. E nonostante i suoi 50 anni fa ancora impazzire gli uomini. Il succinto vestimento femminile è ancora uno dei mezzi di conquista femminile che aprono immaginari erotici in tutti gli uomini ed è ritenuto ancora l’indumento più sexy.
(di Martina Ferraro)