Mettere in scena visioni oniriche è possibile: lo dimostra Mimmo Morizzi, fotografo e ancor prima artista a tutto tondo scelto per voi tra i tanti in mostra alla MIA Fair di Milano.
Quello che si vede nelle sue fotografie non è frutto di sofisticati ritocchi post-produzione, ma dell’utilizzo di mezzi tecnologici come i proiettori, l’ottica, l’elettronica, la fonica, i fumi, e di una raffinata abilità nell’asservire e nell’indirizzare la luce, per dar vita a visioni che trascendono la realtà e assumono la dimensione del sogno. La forte tendenza a ricercare effetti pittorici fa sì che nelle sue opere si colga immediatamente un richiamo all’arte metafisica e surrealista, pur sviluppata in ambientazioni classiche, tutte minuziosamente ricostruite. Per Mimmo Morizzi essere fotografo significa “disegnare, non più coi pennelli, ma con la luce”.
Parlando di questo singolare fotografo non si può non tener conto della sua poliedricità artistica che è il fondamento di tutta la sua produzione.
Studioso di Matematica, ricercatore di Astrofisica, accanto alla sua passione per la fotografia studia canto lirico diventando un buon baritono e lavora anche come fotografo di scena per alcune delle più prestigiose compagnie teatrali internazionali. Tutto ciò concorre a favorire la sua ricerca e sperimentazione fotografica e a fare di Morizzi un vero e proprio regista e scenografo delle sue opere e della loro messa in scena.
Al centro della rappresentazione è la donna. Una donna che perde la connotazione reale, divenendo un’elaborazione mentale. Spogliata da abiti e artifici, si pone in una situazione di distanza. Una Venere che incanta, da contemplare. Ella è lì, interprete di una rappresentazione irreale, su un palcoscenico che la esalta, facendola divenire parte costitutiva di una scena. Con lei interagiscono oggetti inanimati: armature, bassorilievi, capitelli, argenti, suadenti e preziosi, erotizzati grazie all’abilità del fotografo.
Tutto si anima per mezzo dell’indiscussa protagonista dell’opera: la luce. Una luce che sfuma e accarezza, rendendo impalpabili e irreali le cose e i corpi, immergendo tutto ciò che travolge in una dimensione di magico mistero.
(di Stefania Bleve)