Shere Hite e la lotta per i diritti alla sessualià

Dopo le varie teorie già esposte e dopo anni di terapie colpevolizzanti rivolte al sesso femminile, nonostante già migliorate e addolcite dalle ricerche di Fischer, si dovette aspettare il 1976 perché una femminista americana, Shere Hite, nella sua tesi di laurea in filosofia, venisse in aiuto alle donne e facesse prendere loro consapevolezza dei propri diritti ad una sessualità piena.

La Hite aveva potuto acquisire tutte le informazioni di questi ricercatori e, inoltre, la mentalità dell’epoca, molto più aperta e più ampia, (con la contestazione globale, il nascente femminismo, il famoso motto hippie ‘fate l’amore, non la guerra’,) le permise di pubblicare, sempre negli U.S.A, una ‘nuova inchiesta’ sulla sessualità femminile. In quegli anni il desiderio da parte delle donne di riappropriarsi del proprio corpo e della propria libertà di esprimersi era molto forte e la Hite decise di far parlare, per la prima volta liberamente, le dirette interessate, che raccontarono personalmente i loro problemi, le soluzioni che usavano per risolverli, la loro sessualità, la masturbazione, i desideri proibiti, i sogni erotici.

Per far questo la Hite distribuì in tutti gli stati centomila questionari, che andavano a sondare ogni aspetto della sessualità e dei rapporti sessuali, comprendendo tutti gli strati della popolazione femminile, partendo dai gruppi femministi e abortisti, ma inserendo in ultimo anche i gruppi parrocchiali. Vennero coinvolte donne di tutte le età e di tutte le religioni, di tutte le condizioni sociali e culturali, sia che avessero rapporti di coppia, sia che fossero nubili, single, sposate, divorziate, vedove, con impegni di castità, con un compagno non convivente o legate da un rapporto con un amante.

Una volta rotta la cortina di silenzio sul piacere femminile si conobbero anche altri dati, significativi per capirne di più: la maggior parte delle donne (quasi il 90%) dichiarava infatti che l’orgasmo clitorideo era più intenso e più forte, seppur più circoscritto, anche se quello vaginale era più completo e appagante, ma prevalentemente per motivi psicologici: la presenza del compagno e la carica emotiva e la profondità di sensazioni che da questo derivava.

I questionari e gli studi della Hite, così come l’intera rivoluzione femminista, furono sicuramente sostanziali e importantissimi per fare chiarezza sulla difficoltà, ormai assertivamente accettata da parte delle donne, di poter usufruire delle potenzialità che la natura ha dato anche al sesso femminile.

Sono state però superate dalle ricerche attuali, che mettono in primo piano il tentativo di recuperare la possibilità di raggiungere l’orgasmo senza manovre accessorie durante l’atto sessuale. Questo in un’ottica più moderna di ricerca di armonia, di naturalezza, di spontaneità ed energia dentro di sé, per poter produrre la totalità di sensazioni durante l’atto d’amore col proprio partner e non con l’artifizio. Con lo stesso intento si sta ora cercando di dimostrare scientificamente l’esistenza di un punto di innervazione particolare all’interno della vagina, chiamato punto G, che evidentemente alcune donne hanno (quelle che non devono avvalersi di stimolazioni accessorie all’atto sessuale in sé), e che riescono ad utilizzare al meglio.

 

di (Marina Zaoli)

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