Il mondo del cinema visto dalla “Terrazza”

 

Hitchcock distingueva la finestra dalla cornice dicendo che l’una era fatta per guardare al di fuori e l’altra per guardarvi dentro, un concetto semplice, facilmente comprensibile, forse ancor meno ostico se provassimo ad immaginare una finestra ed una cornice nel concreto.

 

Partendo da simboli ed immagini che lo stesso autore di questo concetto ci ha lasciato in pellicola potremmo prendere d’esempio la finestra che da’ sul cortile dal film “La finestra sul cortile” come esempio di apertura verso il mondo circostante, utilizzata dall’occhio del protagonista invalido e dall’obbiettivo della telecamera per gettare uno sguardo sull’esterno, su quelle altre finestre, quelle dei vicini di casa bizzarri, zitelli, passionali e incautamente sospetti.

Tali finestre, quelle degli altri inquilini sono definibili dal regista “cornici”, sono infatti come tanti schermi utili e necessari per guardarvi dentro… perché è dentro che avviene l’azione e non fuori.

 

Tutto questo discorso lungo e ahimè fin troppo ingarbugliato non voleva essere un ambiguo modo per annoiarvi o stordirvi, ma solo un disparato mezzo per invitarvi alla riflessioni su un altro noto accessorio di una qualsiasi villa altoborghese, la Terrazza.

La Terrazza è il titolo di un grandioso film del 1980, tanto importante quanto straordinariamente attuale che si prodiga di essere, malgrado l’essenza funebre che si trascina dietro, l’ultima grande opera classificabile come Commedia all’Italiana.

Questa pellicola, firmata da Ettore Scola vede uno straordinario cast composto da alcuni tra i più grandi attori italiani di allora, ricordiamo con ammirazione lo splendido Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Stefano Satta Flores, Stefania Sandrelli, Carla Gravina e Milana Vukotic e tanti altri al loro fianco.

 

La trama del film, magari da alcuni considerata stucchevole, banale e di scarso interesse non ha nulla da invidiare a tanti successi odierni come per esempio La Grande Bellezza, opera vincitrice di un Oscar, firmata Paolo Sorrentino.

La Terrazza e La Grande Bellezza non condividono solo la città eterna che ne fa da palcoscenico, la bellissima Roma, messa più in luce dal regista partenopeo che sceglie di onorarla con una fotografia graffiante ed incisiva, vera pietra preziosa del suo gioiello cinematografico, ma condividono anche i personaggi di queste vicende incentrate sulla città eterna.

Entrambe con grande peculiarità e delicatezza si inoltrano con i loro obbiettivi entro gli usi ed i costumi di una alta borghesia, più capace nel declinare il verbo Fare che Amare.

 

Troppo impegnati a crescere lavorativamente parlando, a guadagnare denari, ad arrancare nelle consegne, a puntare sul cavallo giusto, questi ben vestiti e non più giovani borghesi si lasciano divorare le membra dalle fauci silenziose e veloci della depressione e della decadenza, e senza scrupoli ne’ riguardi si concedono all’ inebriante fruttato nuovo profumo del peccato e crollano nell’adulterio e nel suicidio.

A differenza del film a cui è stata avvicinata per somiglianza di tematiche e protagonisti, La Terrazza non prevede un personaggio cardine della vicenda accerchiato da tante altre personalità più o meno importanti, ma al contrario vi sono uno o due protagonisti per ogni vicenda narrata, montata quasi ad episodi distinti l’uno dall’altro se non fosse per il fulcro comune di tutte che corrisponde alla cena nella terrazza a casa di un amica condivisa.

 

Ci viene presentato da Scola, sulle note del collega Armando Travajoli, uno scenario così vasto e distinto per sfumature e decori che risulterebbe difficile ad un qualsiasi spettatore adulto e immerso nel mondo tanto familiare che lavorativo, non riconoscervisi almeno in una di esse.

Il depresso, l’anoressico, lo stressato, l’adultero, la donna in carriera che trascura il marito, il produttore che cede a compromessi per riconquistare la compagna di vita e la sua fiducia etc… tanti tranci di vita, tante esperienze ed altrettante emozioni che facilmente scomponibili e assemblabili a piacimento possono risultarci identiche o quasi ad un particolare momento vissuto nel nostro passato o nel più attuale presente.

 

Una terrazza che fa da acquario a tante specie umane, pesci gradi e pesci piccoli che si rincorrono a vicenda trasportati da una comune corrente gelida, la Nostalgia.

E noi, altro non siamo che spettatori incuriositi che vi guardano dentro attenti e accorti, fino a quando… non si ritrovano riflessi in quello stesso affresco umano.

 

di (Giulia Betti)

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