“Christmas time is on my mind” questo era il titolo di un’allegra canzone ripresa nella versione swing ; oltre che nella mente Natale è presente anche nell’atmosfera, nei progetti, nel calore delle persone care e soprattutto sulle tavole.
Tutto il mondo vive la gastronomia natalizia sui toni del rosso, argento, oro e bianco ma le varietà culinarie si distinguono e ogni anno il mercato gastronomico deve fronteggiare novità che impongono varietà e la necessità di seguire le nuove tendenze. Se una volta la vigilia di Natale era accompagnata da piatti di magro poiché la carne era un lusso che ci si concedeva il 25, ora le crescenti allergie, intolleranze, diete e tendenze vegetariane hanno apportato molte modifiche ai piatti della tradizione. Dai cappelletti in brodo all’abbacchio, per passare al capitone in umido ed allo zampone.
L’industria alimentare oramai di massa ha svuotato gli scaffali con determinati prodotti e si adegua alle esistenze del consumatore del nuovo millennio.
Cosa si aspetta un consumatore vegetariano per esempio del capoluogo milanese? “Sicuramente una grande abbondanza di scelta nei primi” commenta il responsabile e-commerce di Peck, mecca gastronomica di via Spadari 9 sotto gli occhi ben vigili della madunina. “Le persone vegetariane da noi possono essere soddisfatte poiché da sempre abbiniamo una grande varietà di secondi e primi mantenendo come ingredienti principali quelli da loro tollerati cioè uova e latte nella variabile dei formaggi che possono essere lussuosi quasi quanto la carne e/o il pesce. Lo stesso dicasi per le uova: le uova di quaglia sono molto saporite e prelibate, di difficile reperibilità sono una valida proposta in un menù vegetariano che potrà sempre essere concluso dalla variegata scelta di dessert di nostra produzione: dalla frutta secca al classico pandoro e panettone”.
Al di fuori dell’Italia, la distinzione tra team Pandoro e team Panettone non esiste. Sulle rive del Tamigi per esempio, il pranzo natalizio di Harrods propone, dopo la consumazione di secondi per lo più a base di anatra e tacchino (sono presenti anche piatti a base di legumi e formaggi in varietà di capra e/o latte vaccino) accompagnati da contorni guarniti con salse in agrodolce, si conclude per forza con un solo dessert: il Christmas Pudding. La “Harrods food court hall” ha un profumo talmente speziato e variegato che nemmeno il cane con l’olfatto più sviluppato percepirebbe la completezza dei profumi, degli odori: è il trionfo di forchette, coltelli e cucchiai. Servono tutte e tre per assaggiare il Christmas Pudding. Re dei dolci,introdotto dalla regina Vittoria e citato in “Christmas Carroll” di Charles Dickens, questo dessert è un tripudio di ingredienti semplici che devono quindi essere per forza di primissima qualità come spiega la responsabile dessert area in Harrods. La perfezione degustativa la si raggiunge accompagnandolo a un buon brandy e una tazza di the.
Impossibile è non rimanere affascinati dalle varie superstizioni che ruotano attorno a questo “falso” budino come ad esempio quella secondo cui dovrebbe contenere 13 ingredienti ed essere preparato in senso antiorario da tutti i membri della famiglia.Si crede anche che chi non ne mangia almeno un po’ perderà sicuramente un amico nell’anno successivo.
Altre superstizioni lo ricollegano al cosiddetto “dolce della Dodicesima Notte”, come quella di la-sciare all’interno del dessert un anello, un ditale e una moneta, che avrebbero portato fortuna a chi li avesse trovati.
Da Knitsbridge a Oxfort Street per incontrare Selfridges, il mago nella sezione dolciumi di torte magiche arricchite da personaggi quali Babbo Natale e i suoi folletti che vengono anche riproposti negli sfiziosi e take away cupcakes prodotti da Lola’s bakery.
Come dire bye bye alla dieta. In fondo Natale viene una volta all’anno. Meglio goderselo con ciò che rende magica la sua atmosfera: persone, luci, canzoni e sicuramente un buon cibo.
Buon Natale !
di (Elena Frattaroli)