Ho deciso di incominciare questo articolo con una breve storiella, neppure troppo originale, di totale invenzione, della quale ahimè, mi assumo tutta la colpa nel caso non dovesse essere gradita.
“Sulla lunga ed intricata strada del Cinema, nella corsia riservata all’Italia, camminava freneticamente un camioncino un po’ scassato che trasportava cinque insoliti personaggi. Erano cinque comici, tutti simpatici sì, ma molto molto diversi l’uno dall’altro. Era proprio questa diversità che li rendeva amici e non concorrenti, era questa diversità che li rendeva unici tutti quanti. In cima in cima, alle spalle del guidatore c’era un ometto, anche piuttosto
bruttino, con un forte accento romano, ma sembrava colto, molto colto, eppure si burlava di tutti calzando a pennello i panni dell’italiano medio. Alle sue spalle, anticipato da un forte odore di poesia napoletana, sedeva un signorino magro magro ed alto, un po’ malaticcio a dir la verità, anche lui strepitante ed eccitato, non vedeva l’ora di scendere da quel catorcio scricchiolante. Dagli ultimi posti del camioncino, forti e impregnati di ilarità, arrivavano schiamazzi e burle tipicamente toscane, dirette dai quei tre “bischeri” là in fondo verso l’autista e gli altri due compagni di viaggio. In quel trio, spiccava, per il frizzante spirito ribelle e il potenziale comico di quel corpicino striminzito, un tipetto tutto pepe dai capelli scapigliati e il vestito più grande di almeno tre taglie. Giunti a destinazione, uno dopo l’altro, a partire dal romano ed a seguire tutti gli altri, scesero uno ad uno quei guitti troppo poco silenziosi, che per tutto il viaggio non fecero, chi in un mondo chi in un altro, altro che ridere e schiamazzare qua e là chi intravedessero dal finestrino. Erano arrivati, erano proprio loro, unici come non mai, i salvatori della Comicità Italiana. Erano gli anni’80 e quei cinque personaggi in cerca di successo rispondevano al nome di Carlo Verdone, Massimo Troisi, Alessandro Benvenuti, Roberto Benigni e Francesco Nuti”
Ho creduto doveroso aprire questo sintetico focus su questi grandiosi artisti del Cinema in questo modo, per non rischiare di cadere nella mera descrizione didascalica degli avvenimenti.
Come chiaramente avrete capito, il Camioncino non rappresentava altro che un’esperienza da questi condivisa, ovvero il cabaret, la comicità televisiva, prima di prostrare le loro vite al grande schermo.
L’ordine in cui sono seduti del veicolo sgangherato e in cui sono scesi, altro non rappresenta che il loro exploit nel Cinema, infatti Verdone firmò la sua prima regia nel 1980 con Un sacco bello, del quale fu anche sceneggiatore ed interprete principale. L’anno seguente fu la volta di Massimo Troisi, che dopo aver lasciato il trio comico partenopeo che lo aveva reso famoso, “La Smorfia”, si cimentò nei panni del regista-autore interpretando e dirigendo Ricomincio da tre. Lo stesso successo che abbracciò i due cineasti precedenti coinvolse Alessandro Benvenuti che nel 1982 diresse ed interpretò Ad ovest di Paperino, pellicola tratta da un suo libro. A ruota seguí il meno fortunato esordio di Roberto Benigni, che seppe poi nel tempo riscattarsi a dovere. Il suo primo film autoriale da regista fu Tu mi turbi. Si prese un po’ più di tempo degli altri Francesco Nuti che arriverà al cinema nel 1985 con Casabianca, del quale firmerà regia, sceneggiatura e interpretazione principale.
Tutti loro cominciarono con la comicità televisiva, distinguendosi per dialetto e stile, così come poi sarà nel Cinema. Tutti loro hanno lasciato e lasceranno al mondo del cinema piccoli successi, Cult indimenticabili e grandi capolavori come La Vita è bella di Roberto Benigni. Tutti loro hanno saputo evolversi nel tempo, mutare le tematiche dei loro film rispecchiando la natura camaleontica della società e delle classi sociali che andavano a rappresentare. Alcuni di loro ci hanno lasciati prima del previsto, chi con la morte come il superbo ed indimenticato Troisi, chi con un brutto incidente come Nuti, logorato nel senno, nel fisico e nell’animo.
Cinque intramontabili autori del Cinema italiano, quinque fiammelle ardenti nell’immaginario comune, cinque miti, ovunque essi siano oggi e dovunque saranno domani.
di Giulia Betti