Genio futurista di Giacomo Balla

EXPO 2015, Laura Biagiotti e Giacomo Balla. Perché insieme? Che cosa li accomuna? Certo tra Laura Biagiotti e Giacomo Balla c’è una lunga storia d’amore, una “folgorazione futurista sulla via di Damasco” iniziata intorno alla metà degli anni Ottanta, ma qual è il filo conduttore, quale il gancio con Expo2015, il cui tema è il cibo?

Mi sono posta queste domande per tutto il tragitto fino a Via Manzoni, dove il 2 marzo, presso lo spazio LARTE, è stato presentato il progetto di prestito del “Genio Futurista” di Giacomo Balla.

Qui erano presenti “un paio” di figure importanti, di quelle che davanti al nome hanno tutta l’intelligenza e il lavoro straordinario che li hanno portati ai vertici del proprio settore: la presidente Expo2015 e Commissario Generale per il Padiglione Italia Diana Bracco, il Presidente di Biagiotti Group Laura Biagiotti, il Sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali Ilaria Burletti Buitoni e il Curatore Scientifico Fondazione Biagiotti Cigna, il Professor Fabio Benzi. Quest’ultimo raccontava la più grande opera mai realizzata da Balla, proprietà della Fondazione dal 1986.

Il Prof. Benzi spiegava che l’arazzo in questione fu realizzato per l’Exposition Internationale des Arts décoratifs modernes, tenutasi a Parigi nel 1925, dove fu esposto nel padiglione delle arti decorative. La mostra parigina sanciva la diffusione internazionale delle idee teorizzate da Filippo Tommaso Marinetti, che, con il Manifesto del Futurismo, diede voce, nel decennio precedente, allo slancio che aprì la strada alle avanguardie. Il dinamismo e la velocità si legano ormai ad un nuovo concetto di arte, che non è più soltanto rappresentativa, ma diventa azione concreta sul mondo, inno alla modernità e incarnazione della visione progressista degli anni Venti.

Ciò premesso, non mi era ancora completamente chiaro il motivo di questo prestito da parte della famiglia Biagiotti Cigna, il perché di Expo2015 e non un classico museo.

La chiave sta nelle parole di Fabio Benzi, il quale dopo aver accennato al vago antropomorfismo della figura impostata sui colori italiani (rosso, bianco e verde), riassume in poche parole un concetto dalla complessità evidente: “L’arazzo Genio Futurista è la rappresentazione precisa di un processo geniale che porta l’artista alla conoscenza dei rapporti dinamici dell’universo, e alla loro rappresentazione come forme e colori puri: avanguardia non solo di forme, ma anche e soprattutto di intuizioni intellettuali, di dimensioni che superano il visibile e danno corpo all’invisibile, come lo stesso Balla affermava […].

Laura Biagiotti ha scelto di prestare a Expo2015 un’opera che dopo 90 anni dall’esposizione di Parigi, è ancora in grado di “illuminare, con il suo prisma di luci tricolore, l’operosità e il ben fare italiano”.

Insieme a Diana Bracco, secondo la quale “le cromie patriottiche che richiamano il nostro Tricolore, Genio Futurista è un’opera adatta a legare il passato e il futuro all’insegna del genio italico […], a restituire fiducia e speranza nell’Italia ai cittadini, a cominciare dai più giovani”, la Biagiotti ha scelto di contribuire al messaggio intangibile di “nutrire” il pianeta attraverso il cibo intellettuale che è l’arte stessa. Arte è cibo al contrario, più ne mangiamo, più abbiamo fame. È un cibo che non costa nulla, ma ci rende piacevolmente sazi. L’arte è linfa, è ossigeno, è inno alla vita.

L’arte è il cibo di chi non si accontenta di vedere, ma sceglie di guardare consapevolmente.

Allora cosa hanno in comune Expo2015 – Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita – e il “Genio Futurista”?

Tutto.

di Camilla Olivieri

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