Il godimento estetico riconosce schemi artistici, ma tali schemi non possono essere troppo rigidi o troppo ristretti. L’estetica orientale suggerisce l’idea che una struttura ordinata intrappoli,che l’esposizione logica falsifichi. Irregolarità e deperibilità, bellezza del movimento e opulenza di gusto nella forma, un equilibrio di grazia ed estro: questo ed altro alla TokyoDesignWeek 2015. La caotica, futuristica, affascinante Tokyo, in cui design, tradizione e innovazione si uniscono, è stata la protagonista del FuoriSalone. Il manga si lascia contaminare all’arte di Hokusai, l’installazione psichedelica di Sebastian Masuda alle ukiyoe. Un’immersione nella moda dal Gothic&Lolita style fino ai più recenti American Comic ed Edgy style. Il design diventa un gioco con la nuova panchina “First, sit down”. Di cosa si tratta? Due panchine apparentemente tradizionali rivestite in legno legate l’una all’altra a formare una sedia a dondolo. L’idea parte dal presupposto che TUTTI, dai bambini ai più adulti, vogliono divertirsi e perché no, giocare, con la differenza che da adulti si tende a sopprimere questo aspetto. Ebbene questo arredo urbano permette di tornare bambini ogni giorno, al parco seduti su una panchina! Non mancano i videogiochi e le app funzionali ed educative: dal kawaii un avatar che permette di curare le piante a distanza direttamente dal proprio smartphone. Dall’utile all’insolito si passa per una nuova app “Heart is in” che permetterà anche ai più timidi di dedicare un gesto d’affetto, un cuore personalizzato senza sforzarsi di pronunciare il fatidico “I love you”. In opposizione con il consumismo occidentale accorre in aiuto l’oriente con un piccolo robot, JoT, disegnato da Naoya Udagawa, un peluche che riproduce e intensifica i suoni prodotti dagli oggetti, permettendo di ascoltare la voce dei propri arredi. Posto su un tavolo di legno riprodurrà il rumore che fanno le nocche sul faggio, un tintinnio di un orologio, per esempio. Questo oggetto rappresenta appieno l’estetica e l’estrema sensibilità nipponica: per un’arte di vivere ormai perduta, per la saggezza delle cose semplici, per la memoria che, frastornati dalla continua corsa verso il futuro, ormai non ci appartiene più.
Di Giovanna Riccomi