Oggi Cinezoom, in occasione dell’Expo, vi invita a riflettere sul concetto di Libertà di Espressione nel Cinema e nell’Arte Musicale e Gastronomica, intervistando Giuseppe Andrea Bucci, ventiquattro anni, chef e membro di un gruppo musicale.
Nel Dicembre 2013 mosso da una passione indescrivibile, Giuseppe lascia il suo lavoro, le sue amicizie e se ne va a Parigi con un paio di boxer, un jeans e qualche maglione di lana per ovviare al freddo della Ville Lumière; lì lavora come Chef presso uno dei migliori ristoranti italiani della città.
Nell’Estate 2014 lascia alle spalle Parigi, il benessere economico e riparte alla volta di Senigallia per realizzare il suo sogno, aprire il suo locare per proporre ai clienti la sua idea di cucina. Musica jazz o blues di sottofondo, vino di qualità e luci soffuse. In nome di che cosa vi starete chiedendo? Sicuramente in nome della propria Libertà di Espressione.
Come il concetto di Libertà di Espressione si lega alla tua persona?
Abitualmente faccio da pendolare tra due mondi, una mattina mi sveglio e sento la necessità di scrivere canzoni, la mattina dopo invece esco a far spesa, guardo, scelgo e acquisto secondo i miei gusti e torno a casa per cucinare.
Credo che la “Libertà di Espressione” stia nello scegliere indipendentemente da presunti vincoli quale strada prendere, mettere al corrente la totalità delle persone che ti circondano su quelli che realmente sono i tuoi gusti ed i tuoi meccanismi vitali incurante del giudizio comune.
“Libertà di Espressione” per me è partire da un giorno all’altro senza avvisare nessuno, scrivere canzoni, registrarle un attimo dopo senza il vincolo di doversi correggere nella scrittura per via dei parametri che ci vengono imposti.
Non avere alcun timore di affrontare le conseguenze delle scelte o delle azioni che assumiamo è per me “Libertà di Espressione”.
Non aver paura di osare, dire ciò che si pensa o fare ciò che si pensa, assumersi il rischio di non piacere a molti per trovare finalmente un equilibrio personale che renda la vita un po’ più colorata e meno stereotipata.
Che bella immagine che ci hai donato, due opposti, l’eleganza della cucina con le sue regole, e la ribellione di un testo rap, con il suo linguaggio spesso sporco e scurrile. Due opposti che si attraggono dentro un solo individuo. Un po’ come tutta l’arte , versatile e brillante nelle sue forme, nelle sue correnti e discipline… abbiamo quindi parlato di Libertà di Espressione, ora ti chiedo… tu, che come tutti gli artisti avrai una sensibilità più allenata, credi che il nostro Cinema Italiano odierno sia “portatore sano” di una certa Libertà di Espressione?
Sono convinto che il cinema italiano sia come dici tu un potenziale “portatore sano” di una certa Libertà di Espressione.
Devo dire che avendo girato un po’ in Italia e all’estero ho avuto la fortuna di conoscere tante persone e confrontandomi con loro, ho avuto modo di cogliere il pensiero che hanno all’estero sulla maniera che adottiamo in Italia per intendere l’arte e per proporla, dai film alla musica fino alla pittura o alla scrittura ed ho riscontrato solo apprezzamenti. Tuttavia credo che noi in Italia non siamo ancora pronti, o per lo meno siamo ancora poco inclini al cambiamento.
Un’artista emergente che sia un regista piuttosto che un attore credo che abbia maggiori possibilità di successo aldilà dei nostri confini, acquisire consensi in un luogo dove non hanno le nostre stesse regole, che siano costumi, usi o consuetudini, ti rapporta ad un pubblico che giudica il lavoro che hai svolto ma nel complesso, aldilà dei contesti che fanno da contorno alla pellicola nel luogo in cui è stata girata.
Quando saremo pronti e predisposti al cambiamento faremo di sicuro un passo in avanti, in Italia c’è del potenziale giovane, brillante e affamato che non riesce ad affermarsi nel posto in cui è nato ma che all’estero viene apprezzato e ripagato per i lavori che propone.
Lo dico per esprerienza personale.
Sono pienamente d’accordo con te che al di fuori dei nostri confini siamo giudicati in modo più meritocratico, ma non sono propriamente d’accordo sull’idea di scappare. Io sono fiera di essere Italiana perché mi riconosco nei geni del passato, molti si vergognano di essere Italiani perché si riconoscono negli “idioti” del presente. Allora credo profondamente doveroso per la nostra generazione gettare le basi di un futuro migliore per l’Italia e certamente dare origine ad un’ altra ondata migratoria verso le Americhe non ci conduce ad un avvenire glorioso, piuttosto ci fa fare la figura dei codardi.
Come potremmo risolvere questo dilemma attraverso l’Arte, secondo te?
Anche a mio avviso sarebbe più producente garantire un “futuro glorioso” per l’eccellenza italiana in Italia, quella del Cinema, dell’Arte e naturalmente della Cucina.
Sono convinto che la scuola dell’arte italiana abbia pochi eguali in tutto il mondo, d’altro canto facciamo i conti con le difficoltà economiche e sociali che questo periodo storico si porta con se.
Il problema non sta nella mancanza di “genio” ma nelle difficoltà che questo incontra per emergere, c’è bisogno d’aria fresca e nuova, un cambiamento sensibile che parte dall’arte e arriva nelle sedi governative e nelle teste delle persone.
Trovo paradossale che in un paese che vanta tanta cultura, storia e bellezza artistica ad oggi non ci siano i parametri per garantire un ulteriore sviluppo artistico per chi si sacrifica per il suo lavoro.
L’arte va avanti a prescindere, sta nel genio di chi partorisce idee e le sviluppa, è irrazionale come l’amore, per questo non tiene conto di nulla se non del sentimento.
Il cambiamento deve avvenire nelle persone che si approcciano ad esse, vedere l’opportunità di benessere che ne può conseguire dandole l’importanza che merita.
E se io ti dicessi Rivoluzione Estetica? Dare origine ad una vera e propria svolta, mossa dal desiderio di sgualcire il presente impolverato, “sgrullarlo” forte e dargli una nuova piega… più inerente ai nostri desideri e alle nostre attitudini. Una rivoluzione artistica, filosofica, musicale, letteraria… e naturalmente cinematografica. Fin da piccoli studiamo di continue rivoluzioni… che pur scontando qualche pena sono riuscite a cambiare un presente stantio …. io credo che sia ora di dare una nuova scossa al panorama Italiano. E ora, con la potenza dei social, una rivoluzione non solo sarebbe fattibile, ma sarebbe istantanea e quantitativamente massiccia… Tu che cosa ne pensi?
Penso che oltre ad essere giusta sarebbe bellissima.
La totalità delle persone viene quotidianamente bombardata da notizie che spaventano e non poco, sarebbe giusto che ognuno di noi si guardasse dentro e capisse quanto è importante fare nella vita la cosa che più ci rende felici.
Ognuno di noi vorrebbe essere felice, a tal proposito è normale dover fare delle scelte ed intraprendere delle strade alternative anche non avendo la certezza del successo. Personalmente il rischio di poter fallire mi esalta, mi dà la “cattiveria” necessaria per esprimermi al meglio e realizzare i miei progetti.
Le persone fanno i conti con i bisogni, con l’affitto di casa, con le bollette, con le rate della macchina o del nuovo materasso in lattice, tutto questo è bellissimo perché ci conferisce una dignità meravigliosa, la dignità di chi non molla un centimetro e continua a vivere piuttosto che sopravvivere.
Però, se ognuno di coloro che hanno sogni e bisogni provasse a dare per un giorno più importanza ai primi piuttosto che ai secondi, si renderebbe conto di quali orizzonti ha davanti. Unire un popolo di sognatori per avviare questo tipo di “rivoluzione” sarebbe bello.
Ovviamente non mi sento in diritto di biasimare un operaio così come un impiegato se non mollasse in tronco il suo lavoro per inseguire il suo sogno, sto solo dicendo che se tutti per una volta ragionassimo in quest’ottica avremmo una visione più lucida della nostra vita e di quelli che sono i nostri obiettivi.
di Giulia Betti