Milano, Maggio 2015, l’evento più atteso degli ultimi anni apre i battenti, trasportandoci in un mondo dove le culture dei diversi Paesi si incontrano e dialogano.
EXPO 2015, dal tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, celebra il cibo come fonte vitale in ottica di sostenibilità, facendoci riflettere sulla scarsità delle risorse a disposizione.
La moda, che insieme al food, è settore primario del Made in Italy, non resta a guardare: tra le molte aziende che lanciano capsule-collections appositamente create per celebrare l’evento e renderlo indimenticabile, vi è Salvatore Ferragamo. La maison fiorentina resta fedele alle sue radici e firma una collezione di accessori interamente prodotta con materiali eco-friendly e poveri, proprio come fece il suo fondatore nel periodo bellico facendo di necessità virtù e riuscendo comunque a produrre modelli straordinari. Tradizione e innovazione, al fine di riproporre le icone che hanno reso famoso il brand, ma in chiave green.
Il sandalo Rainbow, che fu creato nel 1938 per Judy Garland e che divenne oggetto di culto e di rottura per lo stile calzaturiero del tempo, viene riproposto oggi con la sua zeppa di sughero multistrato e un’inedita tomaia in chiare fibre tessili; la Sofia bag, è declinata in un mix di materiali eco-sintetici, quali sughero e tessuti naturali con dettagli metallici, o interamente in sughero per la versione small size.
Non manca l’attenzione ai dettagli nel portachiavi-charme in sughero e micro borchie a forma di farfalla e nella speciale collezione di accessori in seta: i foulard prendono vita grazie alle magnifiche stampe bucoliche composte da chicchi di riso, il tutto ovviamente di grande impatto cromatico, e le cravatte, si rinnovano con micro fantasie a tema alimentare.
Ecco il nuovo lusso, dunque: eccellenza della lavorazione artigianale e ricerca stilistica associate a materiali eterogenei e sostenibili.
La serie, in edizione limitata e numerata, è disponibile nelle boutique selezionate di Milano, Firenze, Roma, Venezia, Capri e Rinascente Milano.
di Jessica Landoni