E’ aperta al pubblico dal 2 settembre 2015 al 10 gennaio 2016 l’attesissima mostra “Giotto, l’Italia”, il grande evento espositivo che conclude il semestre Expo 2015, a Palazzo Reale di Milano.
La mostra è un capitolo fondamentale del programma di ExpoinCittà, il palinsesto di iniziative che accompagnerà la vita culturale della città durante il semestre dell’Esposizione Universale, ed è inserita in “Agenda Italia per Expo 2015”. Curata da Serena Romano e Pietro Petraroia, l’esposizione è prodotta e promossa da Palazzo Reale in collaborazione con la casa editrice Electa.
A Palazzo Reale sono riunite, secondo il progetto espositivo di Mario Bellini, 14 opere, prevalentemente su tavola, nessuna delle quali prima esposta a Milano: una sequenza di capolavori assoluti mai riuniti tutti insieme in una esposizione. Tra essi il “Polittico Stefaneschi”, dipinto per l’altare maggiore di San Pietro in Vaticano, che esce per la prima volta dopo 700 anni dal Vaticano. Ognuna delle opere manifesta il viaggio compiuto da Giotto attraverso l’Italia del suo tempo, in circa quarant’anni di straordinaria attività.
La mostra si avvale di un prestigioso Comitato Scientifico che riunisce i responsabili delle istituzioni italiane che nel corso degli anni e fino ad oggi hanno contribuito non solo alla conservazione e alla tutela delle opere di Giotto, ma anche, e in misura straordinaria, alla conoscenza e all’approfondimento scientifico e tecnico delle innovazioni introdotte dal pittore.
Un’occasione imperdibile per la folla dei visitatori provenienti da tutto il mondo Expo e di Milano di incontrare i grandi capolavori dell’artista, fondatore di una nuova pittura che può dirsi italiana.
Il nome di Giotto evoca, ovunque nel mondo, la grandezza dell’Italia e della sua storia.
Le opere in mostra sono presentate per nuclei territoriali e cronologici: Giotto è il primo vero artista “italiano” perché ha percorso l’Italia da sud a nord, lavorando in molti cantieri e lasciando in alcune città opere di altissimo valore artistico. Da qui il titolo della mostra “Giotto, l’Italia” che testimonia la dimensione artistica nazionale e fa da eco ad un’iniziativa parallela, curata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, consistente nell’istituzione dei “Luoghi di Giotto”, una serie di itinerari dove il visitatore può ammirare cicli di affreschi o capolavori che era impossibile, per ragioni esclusivamente conservative e di tutela, trasferire in mostra a Milano.
Giotto infatti ovunque si sia trovato a lavorare ha avuto la capacità di attrarre fortemente le scuole e gli artisti locali verso il suo stile innovatore, cambiando in modo definitivo gli esiti del linguaggio figurativo italiano.
Durante il percorso espositivo, si attraverseranno dapprima le sale dedicate alle opere giovanili: il frammento della “Maestà della Vergine da Borgo San Lorenzo” e la “Madonna da San Giorgio alla Costa” documentano il momento in cui il giovane Giotto era attivo tra Firenze e Assisi. Poi il nucleo dalla Badia fiorentina, con il polittico dell’altar maggiore, attorno al quale saranno ricomposti alcuni frammenti della decorazione affrescata che circondava lo stesso altare. La tavola con Dio Padre in trono proviene dalla cappella degli Scrovegni e documenta la fase padovana del maestro. Segue poi lo straordinario gruppo che inizia dal polittico bifronte destinato alla cattedrale fiorentina di Santa Reparata, e che ha il suo punto d’arrivo nel polittico Stefaneschi, il capolavoro. Accanto al polittico è esposto, evento straordinario, il frammento affrescato con due teste di apostoli o santi, proveniente dalla basilica di San Pietro, opera di Giotto anch’essa commissionata dal cardinal Stefaneschi. Il percorso espositivo si completa con i dipinti della fase finale della carriera del maestro, che precedono di poco le sue opere milanesi nel palazzo di Azzone Visconti: il polittico Baroncelli dall’omonima cappella della basilica di Santa Croce a Firenze, che grazie a questa mostra verrà temporaneamente ricongiunto con la sua cuspide, raffigurante il Padre Eterno, conservata nel museo di San Diego in California; e il polittico di Bologna, che Giotto dipinse nel contesto del progetto di ritorno in Italia, a Bologna, della corte pontificia allora ad Avignone. Prestiti così straordinari si devono alla collaborazione di istituzioni e proprietari, tra cui un ruolo determinante è stato quello dei Musei Vaticani, e al supporto scientifico e tecnico di molti uffici e istituti del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Quattordici opere mai esposte prima nel capoluogo lombardo, capolavori assoluti mai raccolti in precedenza in un’unica mostra, guidano il visitatore lungo le tappe fondamentali del percorso artistico giottesco, dalle opere giovanili fino alla fase finale della carriera dell’artista. Il sigillo di Giotto a Expo è pertanto il degno compimento dell’Esposizione Universale di Milano.
Di Arianna Lestini