What is a youth? What is a maid?
Se l’animo umano fosse il Labirinto di Cnosso William Shakespeare non avrebbe certamente bisogno di un filo rosso per uccidere il Minotauro e trovare la via di ritorno. Di quel labirinto egli conosceva ogni stanza, ogni strada, ogni galleria. Attento conoscitore dei limiti, delle debolezze e delle passioni dell’essere umano è riuscito a donare ai suoi personaggi l’immortalità. Shakespeare, scrisse 37 testi teatrali, tra questi Romeo e Giulietta. La tragedia, archetipo dell’amore perfetto, è tra le sue opere più famose ed è stata adattata ad ogni forma artistica possibile, dai fumetti ai videogiochi, dal musical ai film d’animazione. Delle trasposizioni cinematografiche una delle più famose è quella di Franco Zeffirelli, regista e sceneggiatore nato a Firenze nel 1923. Romeo e Giulietta è un film magico. La sensazione di essere proiettati in un mondo dai poteri straordinari abbraccia lo spettatore sin dal prologo, di cui vengono recitate solo le prime due quartine dalla fascinosa voce di Vittorio Gassman. Shakespeare scrisse di quell’amore viscerale che non dà spazio a razionalità e pensieri, quell’amore che fa sentire invincibili, quello dei quindici anni. L’amore non è uguale a tutte le età, questo Zeffirelli lo ha capito bene, non a caso il suo film è una delle poche versioni in cui gli attori protagonisti sono molto vicini all’età dei personaggi Shakespeariani. Olivia Hussey, quindici anni, e Leonard Whiting, diciassette anni, giovani e di una bellezza disarmante, portano la loro ingenuità davanti alla cinepresa, riuscendo così a rispettare fedelmente i caratteri dei personaggi. I giovani di Zeffirelli sono dei piccoli ribelli. Il film, girato nel 1968, è una finestra d’attualità, in esso è perfettamente ritratta la contestazione giovanile e il desiderio di emancipazione che in quegli anni si respirava nelle strade e nelle università. Il conflitto è ben marcato tra le due famiglie, ma la guerra che il regista ci racconta è di altro tipo. Da una parte la generazione adulta, quella di chi decide, dall’altra quella di chi non vuole più sottostare alle decisioni di altri, la nuova generazione. Tra tutti i giovani, Montecchi e Capuleti, spicca per genio e estro Mercuzio, amico di Romeo, personaggio che incarna la vitalità tipica dell’adolescenza, caratterizzato da un’ironia pungente quello di Mercuzio è un carattere per il quale lo spettatore non ha difficoltà a provare simpatia. Proprio alla sua bocca l’autore affida uno dei monologhi più belli dell’intera tragedia. Freschezza, giovinezza e ribellione diventano così grandi protagonisti della pellicola. Un film che sfida le regole della censura italiana dell’epoca. Il regista dovette lottare per ottenere un permesso speciale che gli concedesse di mostrare il seno di Olivia Hussey, alla quale non fu concesso di entrare in sala per vedere il film, che, non solo per quella scena, fu destinato ad un pubblico adulto. Zeffirelli, che sceglie di rimanere fedele al testo di Shakespeare, segue con precisione anche la narrazione dell’autore. Dopo la morte di Tebaldo e Mercuzio, il ritmo del film viene accelerato notevolmente, qui il susseguirsi degli avvenimenti, in particolare delle disgrazie, acquista un andamento vorticoso che inizia a soffocare i giovani amanti e a trascinarli verso la tragedia. Un film magico grazie soprattutto a colori e scenografia, che rendono la fotografia una meravigliosa cornice per la poesia del grande drammaturgo, e che fanno onore al gusto estetico del regista. Il film si aggiudica infatti due Oscar: fotografia a Pasqualino De Santis e costumi a Danilo Donati. A donare delicatezza all’opera è invece la colonna sonora, composta e diretta da Nino Rota, che si aggiudica il Nastro d’Argento. La pellicola, appassionata e armonica, è la migliore opera di Zeffirelli, un omaggio al drammaturgo inglese e un meraviglioso regalo al pubblico. Una macchina del tempo in grado di donare allo spettatore la possibilità di tornare a sentire come sente un giovane innamorato di quindici anni.
di Elisa Valdina