Al cinema arriva “Dark Places”, tratto dal romanzo di Gillian Flynn.

Avete presente quella sensazione curiosa e travolgente di costante dubbio che suscitò nello spettatore il pluripremiato “L’Amore bugiardo”? Quella concentrazione che ci ha tenuto immobili e che ci ha fatto corrugare la fronte? Tutto ciò è stato frutto dell’abilità e della magia di Gillian Flynn. L’autrice, infatti, con questo thriller, riuscì a incuriosire il regista di “Fight Club” (1999) e di “Seven” (1995, osannato dai critici e accompagnato da attori stellari come Brad Pitt, Gwyneth Paltrow e Morgan Freeman), che le propose di realizzare una versione cinematografica del libro. A non sottovalutare il talento della scrittrice fu anche il francese Gilles Paquer-Brenner. Egli decise di adattare per il cinema nel 2013 il secondo romanzo della Flynn,“Dark places”. Il risultato? Un mystery thriller intenso, che coinvolge lo spettatore attraverso inquadrature soggettive, un film da guardare con il fiato sospeso. Ci troviamo nel Kansas, precisamente nell’umile fattoria della famiglia Day, sconvolta, durante una notte, dall’uccisione della madre e di due figlie. Unica superstite di quel massacro è Libby che testimonia contro suo fratello, Ben, accusato di appartenere a una setta satanica e ora incarcerato per l’omicidio. Ormai adulta, Libby verrà contattata da un gruppo d’investigatori e chiamata a collaborare per risolvere definitivamente questo caso. In un cast che include volti noti come Nicholas Hoult e Christina Hendricks, viene scelta per interpretare la protagonista, l’affascinante e magnetica Charlize Theron. Ma, in questo caso, ci si deve dimenticare della raggiante Mary Ann de “L’avvocato del diavolo”, o della bellissima e sensuale Jillian ne “La moglie dell’astronauta”. Qui la Theron è rivisitata: taglio corto alla maschietto, abbigliamento trascurato, quasi mimetico, come se non si volesse mai far notare, volto coperto dalla visiera di un vecchio cappello e un linguaggio forte, diretto, schietto. Si può capire la vera identità del personaggio, la sua angoscia, attraverso una frase pronunciata dalla stessa Libby: <<Quando mi guardo le mani sono sempre chiuse a pugno>>. La protagonista è arrabbiata, indifferente, sembra vivere rinchiusa in una bolla. Solo alla fine capirà che ciò che la tiene legata al passato e a quella terribile vicenda, è se stessa. Dovrà lottare, andare oltre la sofferenza e le verità celate, perché solo così la giustizia potrà trionfare.

Thriller avvincente con l’impeccabile Charlize Theron nei panni di una giovane che indaga sull’oscuro omicidio della propria famiglia.

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