Tre orlatrici, due vecchi calzolai, una tagliatrice, due montatori, due fresatori, uno smerigliatore e due inguarnitrici. Nasceva con questo personale, nel 1946, Moreschi, oggi uno dei marchi di calzature italiane più rinomati al mondo.
Da 3.000 a 250.000 paia di scarpe l’anno gli anni passati sono 70 tondi, e non ci poteva essere occasione migliore per festeggiare di Pitti Uomo.
Due le calzature di punta che Moreschi ha deciso di proporre ai propri ammiratori, e i modelli scelti non sono casuali: si tratta di rivisitazioni di pionieri quali francesine e mocassini. Eleganza passepartout in chiave moderna, grazie a volumi adatti ai gusti odierni uniti allo scrupolo di lavorazione tradizionale.
Insieme a questi pezzi storici anche una capsule collection che mescola alta manifattura e portabilità. Uno dei fiori all’occhiello del brand, la compresenza di più materiali in un’unica scarpa, è ben in evidenza sulle stringate in vitello martellato, liscio e spazzolato. Slip–on screziate divengono oggetto pregiato grazie ad una colorazione fatta a colpi di polpastrello. Per il versante casual spiccano gli stivaletti da montagna portabili anche per un aperitivo in città, mentre la vena ecologica del brand è mantenuta grazie a suole realizzate interamente con materiali di recupero.
E se averle ai piedi non basta, gli appassionati possono fruire dei retroscena su scarpe e lavorazioni grazie alla monografia a cura di Cristina Morozzi “Moreschi. La calzatura italiana fra arte e mestiere” (Edizioni Rizzoli). Amanti della cura dei dettagli fatevi avanti e dite: tanti auguri Moreschi!
Di Martina Faralli