Giovane artista internazionale, Janet Fischietto ci racconta il percorso che l’ha portata a divenire fedele interprete del burlesque di primo secolo. La sensualità raffinata in un gioco espressivo capace di sorprendere e stuzzicare l’immaginario nella magia di atmosfere sospese. Un linguaggio che non esiste (quasi) più.
Cara Janet, raccontaci un pochino di te. Chi sei e come sei diventata un’artista di burlesque?
Era il 2008 e stavo scrivendo la mia tesi di laurea che indagava il mondo dell’intrattenimento di inizio 900. Una tesi ampia che raccontava di arte performativa, cinema, fotografia e circo. Tra le parole chiave spesso ritornava “burlesque”. Trovavo foto e racconti che mi entusiasmavano e ispiravano. Ho letto il libro “biografia di Gypsy Rose Lee”, ho indagato il mondo del vaudeville e degli show: tutto era connesso e raccontava di un mondo così lontano ma contemporaneamente così affine al mio gusto. Ero già appassionata di danza e di tutto ciò che era abbigliamento, costumi e lingerie retro. Nello stesso periodo, ho conosciuto il mio attuale agente Virgil Riccomi di Voodoo DeLuxe (www.voodoodeluxe.com) che da qualche anno aveva fondato la prima Agenzia d’intrattenimento Retro’ in Italia e stava reclutando artiste. È stato quello l’inizio di un viaggio meraviglioso e del battesimo di Janet Fischietto.
Ti ricordi qualche aneddoto della tua infanzia?
Certo, come dimenticarsi che volevo solo vestirmi di fucsia e ballerine dorate, amavo gli animali e immaginavo di essere nel corpo di un gatto spesso e volentieri. Per esplorare, arrampicarmi, avere quella stessa grazia infinita. Ero un giovane talento della danza classica, amavo ballare sulle note di Tchaikovsky. Ricordo all’età di 6 anni di essere stata inserita in un corso già avviato da due anni ed io avevo recuperato tutto nel giro di pochi mesi. Ho ancora il brivido del rimorso di aver voluto interrompere quella strada, da adolescente.
Che cosa ti attrae e che cosa ti restituisce questa forma d’arte?
Il burlesque, come lo intendo, mi legittima di rivivere quell’eleganza e quelle atmosfere dimenticate. Altri canoni di corteggiamento erano in voga all’epoca. Il porgere un mazzo di fiori, un altro tipo di comunicazione tra le persone, gli amanti e via dicendo, un altro modo di esprimersi e di muovere il corpo. Un linguaggio che non esiste quasi più. E che io amo immensamente. Io sono fedele al burlesque d’inizio secolo e lo riporto in scena nella maniera più pertinente possibile; Lui, come un fedele amante, mi inebria e ubriaca di sensazioni da sogno. È questa la vera alchimia ed il nostro patto segreto.
Come si fa, secondo te, ad essere in armonia con il proprio corpo?
Non banalizzarlo e costringerlo ai canoni comuni. La vera bellezza sta nella differenza e nel saper fare tesoro di ciò che ci rende unici.
Che cosa rappresenta per te la seduzione?
La seduzione, in generale, è per me il preludio di un’innamoramento. Può succedere a qualsiasi livello: visivo, mentale, onirico, possibile ed impossibile, fantastico e reale. La seduzione e’ impalpabile ma sa creare vibrazioni. Nel burlesque invece può essere tutto quello sopra citato, ma è traducibile anche con una parola più specifica il “tease” ossia la capacità, l’empatia della performer di stuzzicare il proprio pubblico e rispondere di conseguenza.
Di Giulia Hansstein