Chiude a Milano il secondo giorno della Settimana Moda Donna A/W 2016-17 Jeremy Scott, rivoluzionario direttore creativo dallo stile inconfondibile di Moschino. Una passerella che si trasforma in uno spettacolo confusionario e irriverente, di fuoco.
Il dono delle sfilate della Maison è quello di far perdere agli invitati la cognizione di luogo e tempo: luci soffuse, ombra, mistero. È una location lussuosa e antica, fatta di tappeti e lampadari d’elegante stile antiquariato, a fare da palcoscenico al burning-runway che conquista il pubblico di Milano con la sua disinvoltura nell’accostare uno stile rock ad uno stile glam.
Uno stile dal tratto vintage, usurato e reso poi moderno. Un rigoroso “No!” per il dress code: femminilità, eleganza e sensualità si rivoluzionano diventando accattivanti e maliziose grazie al forte tocco aggressivo che contraddistingue ogni creazione dello stilista. Sono infatti la pelle ed il nero– tessuto e colore intramontabile- a fare da protagonisti nella prima parte del fashion show dove, per esibire al meglio lo street-style, si impongono forti contrasti cromatici e la presenza del jeans, must-have dello stile casual, che con facilità e naturalezza è reso decisamente smart-chic.
Tra le modelle sfila danzando e letteralmente “andando a fuoco” Anna Cleveland, che per le sue singolari qualità è esempio perfetto dell’originalità propria della nuova collezione di Moschino, originalità fatta di raffinate e pericolose combinazioni di stile.
La nuova collezione di Moschino e la sua Runway Capsule Collection si rivelano essere un continuo ossimoro stilistico: la cromia basica del nero e la pelle sono abbinati a nuance tenui come il rosa, l’oro e la delicatezza del raso. E così anche catene e borchie si impreziosiscono di diamanti, divenendo come gioielli e affiancandosi a grandi fiocchi e lunghi strascichi romantici.
Mini abiti dalle linee rigide si alternano a morbidi long dresses confondendo i sentimenti dello spettatore. Scollature e spacchi sono velatamente coperti e lasciano un primo spazio all’immaginazione purché discreta, purché fatta di composta sensualità, quella destinata a coloro capaci di osare senza oltrepassare il giusto grado di disinibizione.
È incredibile ed entusiasmante vedere come su abiti sgualciti sappiano appoggiarsi eleganti pellicce, vedere il modo in cui abiti antichi e logori possano essere indossati con magnificenza grazie all’ampiezza di gonne lunghe dai colori brillanti, come il rosso fuoco, in grado di accendere ed in grado di bruciare.
Sfilano fantasie e motivi poco usuali, e così non potrebbe ch’essere per l’estroverso e luminare designer di Moschino: scheletri, bocche, sigarette accese e fiammiferi tra le idee esilaranti che camminano in passerella. Ma è lo “Chandelier Dress” a lasciare incantati. Si presenta come una principessa di una vecchia favola rivisitata: total black coperto di preziosi candelieri e fiamme di diamanti, quel qualcosa che dall’alto arriva in terra, che logoro sa valere più di un solitario.
Ed è probabilmente questo il significato da cogliere dal Fashion Show di Moschino: non esiste nulla di certo; E’ necessario imparare che la vita deve essere presa e stravolta, che siamo tutto e tutto l’opposto, che la rivoluzione parte da noi e noi soli, e mai per cambiare in toto. Perché essere qualcosa è meno affascinante del poter essere tutto.
di Federica Anchisi