Certo, il nome non promette bene. UGG, Ugly…chi comprerebbe mai un paio di stivaletti “bruttini”?
Brian Smith notissimo surfer australiano, nonché ideatore dell’ormai famosissimo marchio UGG, nel 2005 lancia questa nuova realtà nel campo delle calzature, utilizzando semplicemente lana di pecora per il rivestimento interno. Indossati prima dalle star di Hollywood, poi dalle persone comuni, questi stivaletti, dalle linee poco sofisticate e oserei dire quasi grossolane, diventano un “must have”, un accessorio indispensabile per l’inverno. Abbinati ad un paio di Jeans, indossati con una pelliccia in visone dal colore molto accesso, in pandant con una Kelly di Hermès…non conoscono limiti di abbinamento e iniziano ad apparire in passerella. I più noti brand si interessano a questo nuovissimo accessorio reinventandolo, rendendolo più femminile, più gradevole e sofisticato. Jimmy Choo disegna uno stivaletto completamente rivestito di pailletes, swarovski, borchie e nella campagna pubblicitaria, lo propone indossato su gamba nuda e short in denim. Un esempio di glam rock invernale…
Successivamente Gucci lo propone rivestito interamente con il motivo “doppia G” e la tradizionale banda verde e rossa, tipica del brand. Nel 2009 Manolo Blahnik, Stuart Weitzman, Giuseppe Zanotti e altri famosissimi designers, in collaborazione con il marchio australiano UGG, disegnano svariati tipi di stivaletti per un’asta benefica a favore del St. Jude Children’s Research Hospital. Confort, rock, glam, must have e adirittura charity… Questo è ciò che è diventato un semplice stivaletto, considerato addirittura “bruttino”. Un esempio di come il motore della moda sia tenace, in grado di trasformare, di reinventare e aggiungere sofisticatezza a ciò che era semplicemente un idea, una proposta, forse, in principio, poco azzeccata.
Sara Bianchini