Qualsiasi creazione plasmata dalla mente e dalle mani dell’uomo e che catapulti lo spettatore in una dimensione onirica può essere considerata un’opera d’arte. È proprio quello che accade quando moda e arte, due anime separate ma complementari, si incontrano arricchendosi a vicenda. L’ideatore trasforma il suo lavoro in pura essenza stilistica, l’abito entra nel campo della sperimentazione assoluta, ove non ci sono regole predefinite e la creatività proietta il vestito oltre i confini della moda. Si pensi ai lavori di Roberto Capucci divenuto lo “scultore del tessuto” che, a partire dalla sfilata-evento del ’51 a Firenze, ha continuato a stupire l’Haute Couture con la sua idea di architettura del corpo facendo di ogni sfilata un atteso evento culturale.
Vecchio e nuovo, antico e moderno, classico e innovativo si combinano creando qualcosa di sperimentale, del tutto nuovo e coinvolgente, pensato per suscitare emozioni. Le fogge del passato incontrano idee e metodi attuali, come nel caso dell’abito creato da Calugi e Giannelli ed esposto alla mostra “L’abito oltre la moda. Proposte per un museo” tenutasi nel Palazzo Fortuny a Venezia del ’91. Si tratta di materiali inusuali, come piume di struzzo e pavone, assemblati con tagli in una moderna rielaborazione dello stretto bustier e della gonna-cupola definita da ampiezza e rigidità che ricordano antichi panieri e crinoline.
Tra le diverse tendenze artistiche che negli anni la moda ha catturato e fatto proprie, ricordiamo i movimenti Bauhaus e Deco: il primo fatto di linee morbide che aiutano il corpo a liberarsi dalle restrizioni del passato e il secondo dalla geometria dei tagli, particolari accostamenti di colori e accessori originali.
E cosa dire del revival? Miriadi di riferimenti e reinterpretazioni di modelli, strutture, dettagli del passato tanto congeniali per soddisfare rapidamente i desideri e i capricci dei consumatori post-moderni. Il passato qui non rappresenta solo uno spunto per elaborare nuove idee ma diviene anche motivo di garanzia per i fruitori di moda, che senza il supporto di elementi già esistenti si sentirebbero disorientati di fronte a cambiamenti repentini.
Se volgiamo lo sguardo al passato ritroviamo molti casi esemplari come: la collezione Primavera/Estate del 1996 di Givenchy, che ha riprodotto il mondo neoclassico o quella Autunno/Inverno 1998 di Lacroix con il revival della moda settecentesca. Tornando ai nostri tempi, invece, tra gli stilisti capaci di coniugare la vena creativa e il retaggio storico si può certo citare John Galliano, che da sempre predilige i costumi del Diciottesimo Secolo. In occasione della collezione Primavera/Estate 2007 per la maison Dior, l’artista ha saputo mixare la classicità con il gusto per la teatralità andando così alla ricerca dell’eccesso, di una sorta di genio e sregolatezza. Il riferimento all’arte, inoltre, si lascia ispirare dall’idea di sartorialità, del ben fatto all’italiana, sinonimo di garanzia, autenticità e qualità, tre prerequisiti fondamentali per i fashion addicted di tutti i tempi.
Ad aver optato per una vincente commistione di arte, moda e cultura è stata anche una piccola realtà romana che ha preso il nome di Garbo. Si tratta di una boutique che, tra i ritmi frenetici della metropoli in cui tutto è estremamente fast, mira a riportare la gente ad assaporare quei piccoli gesti della vita quotidiana, come l’acquisto di un vestito, in modalità slow. Qui il termine “lento” diviene sinonimo di accuratezza e passione che si osservano nei capi e negli eventi organizzati, come nel caso della presentazione della collezione Autunno/Inverno 2015 in cui gli invitati potevano scorrere le grucce e toccare le stoffe accompagnati dalle note di una splendida arpa. La boutique nasce dalle ceneri di un vecchio negozio di abiti uomo-donna rielaborato nella sua versione più “garbata” e dispone in vetrina merce ben selezionata ma a prezzi modici. Il marchio, quindi, vuole portare alla luce in via Magliano Sabina n.36 non il solito negozio pluri-marche ma l’esperienza stessa dello shopping, grazie alla cura e alla precisione affidati a marchi scelti come Blues A.B, Las Chicas o Lampe Berger. L’elevato rapporto qualità-prezzo, l’idea dello slow shopping inteso come possibilità di vivere un’esperienza senza dover rincorrere la moda ma solo seguendola, fanno di Garbo una nuova boutique chic ma non troppo, alla portata della gente comune e con la giusta attenzione a gusti e tempi.
È chiaro dunque che i molteplici mondi ove conducono lo spettatore moda e arte congiunte, siano mirati a combinare passato, presente e futuro per emozionare, coinvolgere e far vivere al loro pubblico un’esperienza unica e inimitabile.
di Federica Mappa