Talvolta capita un colpo di fortuna. È una giornata come tutte le altre e improvvisamente, per qualche capricciosa trovata del destino, succede qualcosa di inaspettato. Incontrare persone che diventano autentiche fonti di ispirazione, per me, è decisamente catalogabile in questa categoria.
È successo al White, il padiglione espositivo per stilisti e designer italiani e internazionali attivo durante la scorsa Fashion Week milanese. Girovagando tra gli stand, mi sono improvvisamente ritrovata in un corner curioso, dedicato a giovanissimi designer cinesi. Mi ha enormemente colpito la giocosità, l’irriverenza e la qualità di quei capi. Colori accesi e linee sartoriali, abiti contemporanei, spiritosi ma assolutamente sfruttabili in molteplici occasioni.
La “madrina” di questi talenti orientali è una giovane imprenditrice destinata a lasciare un segno effettivo nel mondo della moda mondiale. Si chiama Sonja Xiao Long, ha un sorriso accattivante, un caschetto di capelli grigio argento ed è una delle top influencer cinesi. A lei si deve la creazione della boutique di alta moda Alter, a Shanghai (il nome sta per alternative, viste le proposte di creativi fuori dagli schemi che ospita). “Volevo creare uno spazio in cui importare l’alta moda, ma con un tocco iper creativo. E non parlo dei colossi della moda, come Gucci e Prada, per i quali in Cina c’è già un forte mercato. Io volevo i research brand, gli emergenti. Ho viaggiato per il mondo a caccia di giovani geniali da lanciare nel mio paese. Ho fatto delle scoperte eccezionali!”.
Affascinata, le chiedo di farmi un nome emblematico “Stella Jean!” mi risponde senza esitazione. Una stilista che si ispira all’Africa, scoperta in Europa e traghettata in Cina. “Ma anche Vivetta, Simone Rocha, MSGM…” La moda è davvero un linguaggio universale, come l’arte. “Ad esempio Alter, il mio concept store, attinge a piene mani dal mondo dell’arte. Fin dall’arredamento. Non ho mai pensato di dar vita ad un “negozio” nel senso classico del termine. Per questo ho assunto per il layout dello store un architetto italiano, Francesco Gatti, con una visione coraggiosa e folle quanto la mia. Si è ispirato ai disegni di Escher, capovolgendo le forme tradizionali e creando un luogo onirico, da sogno…”
Nonostante si muova in questa dimensione ogni giorno, Sonja è molto concreta. Una donna d’affari “Quando il progetto ha preso piede, ho capito che dovevo concentrarmi non solo sugli stilisti stranieri, ma anche sui creativi nel mio paese. Ce ne sono moltissimi, sono decisamente bravi, dei veri couturier, ma spesso non hanno possibilità di visibilità, non parlano l’inglese, è difficile per loro accedere al mercato. Per questo ho creato lo showroom di Alter, dove vendiamo le collezioni dei designer cinesi. Uno spazio di grande ispirazione. È lì che un giorno è venuto il fondatore del White Milano, Massimiliano Bizzi.” Si parlava di incontri fortunati… “Io e lui condividiamo la stessa visione sulla mobilità nel campo della moda, sulla necessità di spostare i talenti creativi, di combattere la staticità a volte imposta dal mercato. Così abbiamo pensato a questo progetto affascinante. Portare i rappresentanti della moda cinese a Milano. E mi sembra che funzioni, no?” Annuisco con entusiasmo.
Gli abiti che ho ammirato prima mi fanno decisamente desiderare un luogo dove acquistarli senza dover fare 12 ore di aereo! “Alcune collezioni che vedete qui esposte sono già state opzionate dai buyers di Opening Ceremony e Galeries Lafayettes.” Un altro sorriso soddisfatto. Sono sempre più colpita. Ma non è tutto. “C’è un ultimo progetto che mi sta davvero a cuore, il mio brand. È disegnato in collaborazione con un artista olandese, si chiama Rolling Acid ed è la trasposizione di disegni divertenti, a volte provocatori, ma molto colorati e con un tocco infantile, su tessuti tecnici o pellicce sintetiche. Vogliamo che chi li indossa diventi una tela d’arte in movimento!” Mi porta a vederli. Sono incredibili e divertentissimi. “Il prezzo non è alto, massimo 300 €. Volevo creare una moda molto accessibile.” Sono pienamente d’accordo. Quando l’incontro finisce, mi propone di andare a trovarla a Shanghai. E in tutta onestà, non vedo l’ora!
di Ilaria Diotallevi