Non importa essere esperti di grafica o di design per riconoscere gli oggetti Gufram: le loro forme e colori iconici sono ormai entrati nell’immaginario collettivo anche dei non addetti ai lavori.
Compie 50 anni lo storico studio di design di Torino, e quale occasione per festeggiare potrebbe essere migliore della nuova edizione di Miart e Salone del Mobile?
Il 9 Aprile inaugura “Gufram on the rocks – 50 years of design against the tide”, in mostra dal 10 Aprile al 1 maggio. La location non è casuale: la Galleria Carla Sozzani in 10 Corso Como, “da sempre un luogo dove le idee controcorrente possono esprimersi liberamente”. Questa la definizione del Global Creative Orchestrator di Gufram, Charley Vezza, il quale aggiunge: “Non aspettatevi una mostra didascalica, quello che vedrete sarà la rappresentazione in prospettiva di un pensiero indisciplinato e anticonformista”.
Primo esponente dell’Italian Radical Design, Gufram ha perpetrato nei decenni la poetica di un design che non debba mai seguire mode o tendenze del momento. Oggetti e complementi d’arredo devono mantenersi fuori dal tempo, divenendo anche folli se serve, ma mai scalfiti dal passaggio di anni.
È questa l’ispirazione dietro due intramontabili di Gufram: Bocca, il divano di Studio 65 ispirato alle labbra delle dive hollywoodiane, e Cactus, l’appendiabiti di Guido Drocco e Franco Mello, icona di design fra le prime a scardinare il confine fra spazi casalinghi interni ed esterni.
Ad affiancare l’innovazione di stile c’è poi da sempre la sperimentazione dei materiali: è stato Gufram a sdoganare l’utilizzo del poliuretano, resistente ma duttile, tanto che Piero Gilardi arriva a pellificarlo creando il Guflac per il suo Sedilsasso. La tradizione di giocare con i materiali fino a confondere l’osservatore è oggi raccolta dai due inediti che saranno ospitati dalla Galleria Sozzani. Poltrona di Alessandro Mendini troneggerà nel suo mix di poliuretano e “vero-finto” marmo di Carrara; Kris Ruhs, invece, spingerà a voler toccare la propria Scultura morbida, realizzata in “vero-finto” ferro arrugginito.
Un’esperienza di provocatoria rottura degli schemi da non perdere.
di Martina Faralli