Uno tra gli eventi più attesi di Pitti 90 é andato in scena alla Leopolda di Firenze: tra minotauri dorati, red lights e ambientazione under construction, sfila l’uomo di Puglisi come un moderno gladiatore, su sottofondo musicale alla Gomorra.
Una collezione che sottintende una riflessione più profonda, una ricerca che si evince dai contrasti dei capi: borchie, jeans strappati, un po’ punk, un po’ gotico, rose, fiori e ancora spille, pelle, fasce, calzari degni di un’arena romana.
Tra i modelli scelti per interpretare il suo guerriero, lo stilista non si risparmia: ai professionisti del settore affianca calcianti dello storico gioco fiorentino e detenuti del carcere di Sollicciano, scelti per le loro storie che, come confessa lui stesso, lo hanno profondamente toccato. Inoltre incarnano forse la trasposizione più moderna dei soldati romani, con le loro cicatrici, i loro segni, la loro tempra.
Carriera fulminante la sua, che in soli tre anni dalla sua prima sfilata a Milano lo ha visto esordire nel settore man’s wear, rendendo omaggio ai suoi mentori e mostri sacri, come Dolce & Gabbana e Versace, le cui influenze sono facilmente ravvisabili in questa collezione.
In opposizione ai trend mainstream dei preppy style e degli hypster, é deciso il suo gusto per il diverso, il marginale, il sofferto (e forse per questo anche più autentico) e si avvale di leitmotiv underground, che lo hanno reso celebre per le sue creazioni dedicate a pop star di fama mondiale, come Katy Perry e Madonna.
Ci racconta una storia Puglisi, che si legge sulla pelle completamente tatuata dei suoi modelli adorni di piercing, creste, barbe, fasce da pugile, e che è armonizzata dalle incursioni di efebiche modelle che ci offrono un’anteprima della collezione donna, i cui capi, decorati con stampe e patch floreali, ricordano le canzoni dei Nirvana.
Una storia forte quindi, nuda e cruda, ma che ci piace un sacco.
di Serena Torrese