C’è chi scava nel proprio heritage per fuoriuscirne purificato, e chi fa tesoro degli insegnamenti che arrivano dai decenni passati; chi cerca un punto di partenza al divenire di una società moderna sfaccettata e chi, proprio in questa società, lancia la sfida del creare nuove appartenenze.
Nuove origini. È forse questo il filo che lega le collezioni di Jil Sander, Neil Barrett, Salvatore Ferragamo ed Emporio Armani per la Primavera/Estate 2017. Un andare avanti e indietro nel tempo per capire da dove si può partire per creare il guardaroba dell’uomo contemporaneo.
Jil Sander si sveste di ogni fronzolo e tenta l’impresa – vagamente ossimorica – di esaltare la semplicità. Le linee già essenziali delle scorse stagioni sono ulteriormente ridotte ai minimi termini, omaggio del Direttore Creativo Rodolfo Paglialunga alle prime creazioni della Maison tedesca. Tutto, dagli abiti destrutturati alle giacche-camicia, sembra voler rimanere il più silenzioso possibile, al fine di permettere l’emergere della personalità di chi lo indossa. La quiete è suggerita anche dai colori: neutri, come se il sole avesse consumato le sfumature del blu e del verde per lasciare spazio a una mezza stagione discreta.
Alle stagioni, quelle dei decenni passati, ripensa anche Neil Barrett. Riorganizzare e attualizzare le proprie origini sono le parole d’ordine della sua P/E 17, e non c’è strumento migliore per farlo di un’immersione nel vintage. Alle Safari jackets in suede degli anni 70, si contrappongono i volumi esagerati di giacche vagamente anni 90, contrapposte a pantaloni a sigaretta con la vita alta che rimandano alla Londra degli yuppies. Menzione speciale al design parquet presente su knitwear, bomber e t-shirt, un omaggio alla maestria degli intarsiatori del legno.
L’amarcord di Salvatore Ferragamo risale ancora più indietro nel tempo, fino ai primi del ‘900. Le pitture del primitivismo regalano i propri colori a camicie in seta e capispalla sportivi, decorano tute i cui volumi ricordano la tenuta da lavoro del pittore stesso, con schizzi che niente hanno da invidiare al pieno di un impeto creativo. L’esplorazione non si ferma, però, solo alla sfera artistica. Zaini di tela, borsoni e marsupi, sandali Tramezza in pelle elastica: tutti elementi che fanno dell’uomo un avventuriero della contemporaneità, viaggiatore che ha imparato ad unire forma e sostanza.
A concludere questa spola fra il vecchio e il nuovo, a pronunciarsi sulla questione pregnante del determinare da dove veniamo e, soprattutto, dove stiamo andando, arriva Emporio Armani. L’uomo della sua collezione vuole essere nel presente, imprimersi in esso, dare segnali che rimandino all’appartenenza di gruppo, senza dimenticare la personalità del singolo individuo. Quale simbolo migliore per farlo, se non l’impronta digitale? Stampata su t-shirt e bomber, è un simbolo di riconoscibilità indiscutibile. Ad accompagnarla, riporti floreali su completi e shorts, accostamenti fra lo sportswear da cestista e il rigore di giacca e cravatta, lampi di blu elettrico e rosso che irrompono in una palette di colori altrimenti classica. Elementi di rottura che inneggiano alla personalizzazione, e perché no, anche delle proprie origini.
di Martina Faralli