L’artista Marina Abramović è stata nei cinema italiani il 3, 4 e 5 ottobre attraverso il documentario “The space in between. Marina Abramović and Brazil” a cura di Marco Del Fiol, distribuito da Nexo Digital e I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.
Conosciuta al mondo come grande performer artistica, nei suoi 70 anni di vita la Abramović è stata capace di comunicare grandi emozioni con il proprio corpo e con le piccole azioni di cui si è resa artefice.
La sua vita di artista comincia a Belgrado, sua città natale, dove studia all’Accademia di Belle Arti. L’Italia la conosce nel 1974, quando a Milano, e più precisamente nella Galleria Diagramma di Luciano Inga Pin, si esibisce in “Rhythm 4”. Marina Abramović si espone spingendo corpo e mente al limite: è l’esecuzione che aiuta l’artista ad affrontare le proprie paure e a superare i confini fisici e intellettuali della normalità.
Sempre negli anni ’70 conosce l’artista tedesco Ulay, compagno di lavoro e di vita fino al 1989; i due concludono la propria relazione nel modo che più li rappresenta, l’arte visiva; dopo aver attraversato la Grande Muraglia Cinese, partiti da lati opposti, i due si sono incontrati a metà percorso, dopo 2.500 Km ciascuno e novanta giorni di cammino. Una coppia che ha affrontato grandi difficoltà in una performance, semplicemente per dirsi addio.
Dopo una lunga attività artistica e la vittoria del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia, Marina Abramović si presenta nuovamente in un film in cui spinge se stessa fino al massimo; immersa nella vita delle comunità religiose brasiliane, l’Artista mostra, attraverso la scoperta dei rituali sacri indigeni, il concetto di spiritualità come forma artistica. Un percorso non solo fisico, ma che rivela anche la Abramović come donna e genio creativo in tutta la sua nudità.
di Maria Giulia Gatti