In psicoanalisi, la tecnica delle libere associazioni consiste nel chiedere al paziente di riferire una parola evocata da un particolare vocabolo. Il vocabolo di oggi è Rihanna. E se la vostra risposta è musica, mi dispiace, ma il dottor Jung deve comunicarvi che siete rimasti un po’ indietro.
Già, perché parliamo di stile. Dimenticate le top model, i grandi couturiers del passato e l’élite dei giornalisti. Adesso la moda, sul versante creativo così come su quello del battage pubblicitario, passa dagli influencers, e soprattutto da Rihanna. Pare infatti che i suoi post sui social network siano più autorevoli delle riviste specializzate: BadGalRiRi – è questo il suo nome su Instagram – vanta infatti 45,4 milioni di followers, e persino una festa nazionale alla vigilia del suo compleanno.
Prima testimonial di colore di Dior, ha fondato una società di consulenza d’immagine, Fr8me, e ha anche debuttato alla New York Fashion Week F/W 2016-17 in qualità di Direttore Creativo per la collezione Fenty Puma by Rihanna. La celebre cantante barbadoriana ha dichiarato a tal proposito che la collezione descrive il suo personale modo di essere e di vestire; una visione che, peraltro, è del tutto in linea con i trend in passerella. Casualità o furbizia? Probabilmente entrambe. Le sue creazioni, così come parecchi dei suoi outfit, sono ispirate alla cultura di strada e prevedono capi over-size e dettagli gotici, come si vede sulle passerelle di Vetements e degli altri brand di streetwear.
Rihanna è anche famosa per il suo stile sfacciato e per dichiarazioni come: “If I’m wearing a top, I don’t wear a bra. If I’m wearing a bra, I just wear a bra”. Curioso, se si pensa che da ragazzina sua madre le impediva di truccarsi e la vestiva da maschiaccio. Ma Rihanna, cresciuta a ritmo di reggae con le canzoni di Bob Marley trasmesse in tv, proviene da un passato in cui la moda di strada non era una scelta di stile, bensì una necessità. Per aiutare i genitori, infatti, da bambina allestiva un mercatino con i suoi abiti usati, e la sua vita non era certo facile. Tutto questo prima della svolta, quando viene presentata al produttore musicale Evan Rogers in vacanza alle Barbados e, trasferitasi negli Stati Uniti insieme a quest’ultimo e la moglie, viene scritturata nientepopodimeno che da Jay-Z a soli 16 anni.
Dai mercatini dell’usato ad oggi è passato molto tempo, e adesso indossa abiti che di sdrucito hanno solo l’aspetto, e decisamente non il prezzo. Capi che raggiungono l’apice della resa se abbinati ad accessori meravigliosamente importanti e ancora più costosi, come lei stessa ha dimostrato indossando una t-shirt vintage di Chapel NYC con gli stivali Manolo Blahnik 9 to 5 in denim – sempre frutto di una sua collaborazione col brand – oppure una felpa mimetica rosa Schiaparelli con un paio di leggings e la Diorama bag di Dior.
Morale della favola? Facile fare amicizia alle Barbados fra un tuffo e un Mount Gay, e andare in giro in tuta con una borsa Dior. Scherzi a parte, la nostra è tutta stima… E un po’ di sana invidia!
di Eleonora Garofalo