Sono i contrasti a segnare la collezione Autunno/Inverno 2017-18 di Laura Biagiotti. Formale e informale, classicismo e contemporaneità, cashmere e seta, paillettes e juta, rappresentano la materializzazione del concetto di donna che porta avanti la Stilista in questa stagione, definita “della metamorfosi“.
Ad aprire la sfilata, capi dalle linee fluide e colori tenui che richiamano l’ossimoro artistico Canova/Burri. Colli avvolgenti e pellicce patchwork su gonne in pizzo e paillettes. Le stampe, contraddistinte dai colori tipici dei giochi di luce presenti sulle sculture neoclassiche, vengono sfumate dall’effetto craquelé dei cretti di Alberto Burri.
Come “informale” era l’arte di Burri nella sua indagine dell’espressività della materia, e come “formale” era l’arte di Canova nella ricerca della perfezione dell’anatomia e dei gesti, così anche la donna Biagiotti riesce a ricoprire tutti i ruoli formali (e informali) che la società le impone nel suo continuo mutamento. La continua ricerca di un significato da donare all’abito è la risposta. Una risposta senza fine, poichè l’abito può interpretare ciò che siamo ma anche ciò che vogliamo essere, come la stessa Laura Biagiotti esprime.
La sfilata procede con un richiamo al suo appellativo di Regina del Cashmere, come è stata definita dal New York Times negli anni Ottanta. Cashmere intrecciato, stampato su velluto, ricamato in rilievo e intarsiato al pizzo. Le sue famose linee da “donna bambola” non risiedono soltanto nelle ampiezze delle gonne, ma anche nelle gorgiere al di sotto delle quali l’abito fascia sensualmente il corpo.
Il percorso cromatico della sfilata aumenta di tono con colori terreni come marrone, senape e varie tonalità di bordeaux sul contrasto di fiori e linee che si sovrappongono su cappotti e abiti lunghi. Monocromatiche le uscite finali: da un rosso intenso a un bianco ottico, per finire con dei total look oro, cromia metallica che ha contraddistinto la quasi totalità delle calzature della sfilata, unita al rosso e al bianco.
La bambola Biagiotti è cresciuta, e come tutte noi non smetterà mai di mutare.
di Pamela Romano