Natalie Portman, nei panni di regista e attrice, porta sul grande schermo il suo paese, l’Israele, la sua storia profonda e travagliata attraverso gli occhi dell’allora giovane Amos Oz.
Bisogna fare un passo indietro: sono gli anni ’30-’40 del ‘900, la tensione domina la nostra Terra, tra la Guerra Mondiale e le persecuzioni, numerosissime famiglie sono costrette a rifugiarsi in Palestina ed è quello che fa Amos insieme ai suoi genitori Arieh e Fania. Le vicende non si focalizzano però sul quadro storico, ma attraversano la psiche dei personaggi, i problemi coniugali e l’amore folle per la cultura.
Nonostante sia Amos il fulcro del film, sembra a sua volta che il fulcro di Amos sia la madre, questa donna forte all’apparenza ma debole nel profondo. Una Natalie Portman racconta fiabe ma oppressa dalle circostanze, da un marito che non ama più, da quella depressione che sembra essere sempre più intensa e che la condurrà silenziosamente verso la fine.
L’attrice in veste di regista per la prima volta nella sua carriera seleziona per il suo debutto la storia di Amos Oz, celebre scrittore israeliano che nel 2002 pubblicò “Una storia di amore e di tenebra“, romanzo autobiografico che lo portò al successo.
Il film ha già ottenuto consensi da celebri testate americane, incassando 571 mila dollari in sole sei settimane! Chissà cosa ne penseranno gli italiani! Dall’8 giugno “Sognare è vivere” al cinema!
di Federica Giampaolo