L’Italia è custode di tesori artistici e storici di immensa bellezza e inestimabile valore, alcuni sono però meno noti di altri, benché la loro rilevanza sia equiparabile a quella delle testimonianze più celebri e visitate.
Un esempio di monumento a cui spesso non viene data la giusta rilevanza si trova a Chioggia, località nota con il soprannome di “Venezia in piccolo” e composta da un gruppo di isolette ubicate all’estremità meridionale della Laguna. La città ospita infatti l’orologio più antico del mondo, ovvero l’Orologio della Torre di Sant’Andrea.
Il posto d’onore sul podio in realtà è conteso con l’orologio della Cattedrale di Salisbury (Inghilterra), anch’esso contraddistinto da un meccanismo risalente al 1386, ma secondo le constatazioni fatte da Chris McKay, uno dei massimi esperti del Big Ben, i documenti che attestano la data di creazione dell’orologio di Chioggia sono numericamente superiori rispetto a quelli relativi al segnatempo della Cattedrale di Salisbury.
L’orologio da primato era inizialmente ospitato dal Palazzo Pretorio; nel 1839, però, è stato ceduto dall’amministrazione alla parrocchia per poter procedere con i lavori di demolizione e ricostruzione del palazzo comunale. Ad oggi, i visitatori possono ammirarlo nella Torre di Sant’Andrea, all’interno della quale si trova anche il Museo dell’Orologio della Città di Chioggia.
Il museo accompagna i visitatori in un itinerario su più piani, lungo cui sono esposti documenti con informazioni tecniche e artistiche relative alla Torre dell’Orologio, antiche cartine della Chiesa di Sant’Andrea e della Torre, e reperti storici e religiosi. La chicca? La terrazza panoramica all’ultimo piano.
Dall’esterno l’Orologio, la cui paternità è stata attribuita alla famiglia Dondi, si presenta con un quadrante raffigurante 24 numeri romani e un sole fiammeggiante con un raggio più lungo degli altri per indicarne l’ora. Una volta ultimata la visita, è giunto il momento di perdersi lungo i canali e i nove ponti di Chioggia.
Gli appassionati di letteratura italiana probabilmente assoceranno il nome di questa città a quello di Carlo Goldoni, in particolare alla sua commedia “Le baruffe chiozzotte”. All’inizio dell’opera infatti, lo scrittore la descrive come una “bella e ricca città venticinque miglia distante da Venezia, piantata anch’essa nelle Lagune, isolata ma resa Penisola per via di un lunghissimo ponte di legno, che comunica colla Terraferma”.
Impossibile poi non volgere lo sguardo al Duomo di Santa Maria Assunta e al Refugium Peccatorum, e godersi le bellezze offerte dal Museo Civico della Laguna Sud o, se preferite scoprire il mondo delle creature marine dell’Adriatico, dal Museo di Zoologia Adriatica Giuseppe Olivi.
Uno dei punti di interesse più curiosi è senza dubbio la colonna in marmo che si erge nel centro della piazza, o meglio, il Leone Marciano che scruta tutti dall’alto del capitello bizantino; date le modeste dimensioni è stato ribattezzato “El gato de Ciosa” (Il gatto di Chioggia). L’origine del nome si disperde in diverse versioni, ma uno dei minimi comuni denominatori riguarda l’antica rivalità tra chioggiotti e veneziani.
Per concludere il giro della città non resta che sedersi lungo i canali, ordinare uno Spritz, e lasciarsi accarezzare dall’atmosfera magica della Laguna.
di Fabiana Althea Mazzariello