C’è aria di freschezza alla Limonaia di Villa Vittoria, sede privilegiata degli eventi di Pitti Uomo. Aria di nostalgia e al contempo di rinnovamento. A far aleggiare queste sensazioni è la nuova collezione di Malo, storico brand fiorentino che 45 anni fa rivoluzionò il modo di intendere il cachemire proiettandolo nel mondo del lusso Made in Italy.
Il ritorno a Pitti e alla propria patria, Firenze, arriva in un momento non facile per l’azienda, da mesi in balìa di difficoltà finanziarie. Ma che, come l’eroe delle migliori storie, non accenna ad arrendersi, anzi, fa di tutto per rialzarsi. E lo fa a partire da ciò che di più concreto e caro si può avere: le proprie radici, la propria storia, dalle quali ripartire per proiettarsi nella modernità.
L’evento pensato per questo Pitti non può dunque che chiamarsi Back to the future, Ritorno al futuro. È la storia di Malo ad essere esposta, che si dipana attraverso capi classici e accessori: sciarpe, maglioni, giacche, cardigan, stole. Tutto accomunato dall’inconfondibile trama del cachemire, sapientemente lavorato dalle mani delle filatrici degli stabilimenti di Campi Bisenzio e Borgonovo, anche loro qui presenti a ribadire la concretezza che si cela dietro ai colori a volte eterei del brand. Il loro lavoro è impeccabile, anche quando hanno a che fare con un filato tanto innovativo quanto delicato: il Kashuna, un misto di cachemire e vicuna che è già campione di eco sostenibilità, oltre che di morbidezza.
La voglia di rivalsa di Malo non è passata inosservata fra le eccellenze dell’italianità, tanto che a tributare i giusti onori alla Maison è stato chiamato uno degli artisti più affermati del panorama nostrano: Renato Missaglia, poliedrico creatore che qui si è cimentato con la narrazione della storia di Malo, dal filato originale alle creazioni finali e al loro stretto legame col patrimonio storico italiano. Il risultato sono cartoline giganti che riflettono il caleidoscopio cromatico del cachemire, ma che anche raccontano le creazioni e i simboli di Malo. Nella speranza che il mezzo sorriso di una vicuna gigante sia di buon auspicio per questi maestri del Made in Italy.
di Martina Faralli