Il 22 febbraio 1987, venticinque anni fa, scomparse Andy Warhol, il padre della Pop Art. Andrew Warhola, il suo vero nome, nacque a Pittsburgh, in Pennsylvania il 6 agosto 1928 da una famiglia d’immigrati di etnia rumena. Fin da giovane dimostrò la sua vocazione per l’arte, dedicandosi, inizialmente, alla moda e alla pubblicità. Agli inizi della sua carriera, iniziò a lavorare per riviste di fama internazionale come Vogue e Glamour. Successivamente, nel 1960, cominciò a dipingere opere ispirate ai fumetti e alla pubblicità, che lo consacrarono come l’ideatore della corrente inglese e americana della Pop Art. Poi, nel 1962, abbandonò la Pop Art per l’Underground: abbracciò il mondo della serigrafia, rivolse l’attenzione alle icone simbolo del suo tempo, come Marylin Monroe, Liz Taylor, Jackie Kennedy, Che Guevara e Mao Zedong. Inoltre, creò la sua Factory (uno spazio da lui fondato in cui giovani artisti newyorkesi potevano trovare un ambiente collettivo per creare) e una rivista, Interview, dedicata al cinema. Nel 1986 si dedicò anche alla rivisitazione di opere di grandi maestri del rinascimento, come Leonardo Da Vinci, Paolo Uccello, Piero della Francesca. La sua arte, vista come una provocazione continua, lasciò un’impronta indelebile su un’epoca intera. Andy Warhol seppe conquistare i suoi 15 minuti di notorietà, e non solo, infatti a 25 anni dalla sua scomparsa, sono numerose le mostre a lui dedicate sia in Italia che in tutto il mondo. Nel nostro Paese si terranno ad Aosta presso il centro Saint-Benin che ospiterà la mostra Dall’apparenza alla trascendenza fino all’11 marzo; a San Marino fino al 3 giugno l’esposizione Da Hopper a Warhol. Pittura americana del XX secolo e, infine, a Bologna l’allestimento All Tomorrow’s Parties – Andy Warhol, la Factor e i Velvet Underground.
Mara Bizzoco