Gabriele D’Annunzio, il Vate, il Poeta che rivoluzionò il teatro nella forma e nel linguaggio, torna in vita nello spettacolo di Edoardo Sylos Labini, D’Annunzio segreto.
Il Principe di Montenevoso è ormai anziano e ingobbito, trascorre le sue giornate rinchiuso nella sua prigione dorata, il Vittoriale, da lui curato e addobbato con estremo rigore come un mausoleo di ricordi. Di giorno intrattiene sempre nuove amanti, progetta nuove imprese, battibecca con Mussolini.
Ma quando cala la notte, quando Gabriele D’Annunzio rimane solo, seduto al suo scrittoio, ecco che ha inizio il dialogo più interessante e autentico, il dialogo che mostra come dietro il mito del divino Vate ci sia un uomo come tanti altri, fragile e disperatamente innamorato di un fantasma che lo ha abbandonato.
Appare un’eterea Eleonora Duse, l’unica donna che il poeta abbia davvero amato, che in vesti angeliche ricorda a Gabriele le creazioni artistiche da lei ispirate: i due rivivono dunque insieme le estenuanti prove teatrali della Città Morta, la tragedia interpretata dalla Duse nel 1901, lo scandalo suscitato da Il fuoco, romanzo in cui D’Annunzio mitizza il suo rapporto con l’attrice, fino ad arrivare a La pioggia nel pineto, il manifesto dell’amore del poeta per la sua “Ermione”.
Così, tra la rievocazione di grandi successi letterari, il ricordo di un amore perduto, l’orgoglio misto all’amarezza e al rimpianto rammentando l’impresa di Fiume, l’ansia di spronare gli italiani (di oggi, come di ieri) a lottare per i propri valori e ideali, a riconoscersi in un progetto politico o meno, emerge un nuovo D’Annunzio, un D’Annunzio vero, un D’Annunzio segreto.
di Francesca Trivella