Raoul Bova e Chiara Francini per la prima volta insieme a teatro recitano in una commedia moderna, ironica e profonda al tempo stesso: Due, dall’8 al 25 febbraio al teatro Manzoni di Milano. Abbiamo intervistato per voi i due protagonisti dello spettacolo.
Nello spettacolo interpretate una coppia alle prese con le difficoltà legate alla convivenza. Chi sono i personaggi che interpretate, Marco e Paola? Pensate di rispecchiarvi nelle loro convinzioni?
Raoul: Marco è un personaggio molto diverso da me, che convive con una donna che ha molte ansie, molte paure…Ha paura del futuro, del matrimonio, e mette sotto pressione Marco, che cerca di tranquillizzarla e rasserenarla creando involontariamente un conflitto ancora maggiore tra uomo e donna. Come al solito, l’uomo cerca di dire la cosa più semplice per rasserenare la compagna, e invece si mette da solo nell’angolo e si lascia colpire. Lo spettacolo è divertente perché mette in scena una tipica contrapposizione tra maschio e femmina: la donna è più analitica, più attenta, entra maggiormente nel dettaglio e sta attenta alle parole. L’uomo invece tende sempre a dire “ma sì, non ti preoccupare”. Sono due personaggi caricati nella loro essenza, ma alla fine molto veri.
Chiara: Paola è una donna attuale. Credo che il grande motivo del successo di questo spettacolo sia il fatto che le donne si rivedano profondamente in questo personaggio, che è tradizionale, perché vuole sposarsi ed essere felice, ma anche profondamente moderno: è una donna che lavora, una donna libera, una donna che non ha paura di farsi tutta una serie di domande che possano anche farla soffrire. Sicuramente mi rivedo in questo personaggio, come credo e carpisco dall’affetto del pubblico che sia un personaggio nel quale si rivedono molte donne.
Com’è stata la vostra esperienza a teatro?
Raoul: È la prima volta che io faccio una turné così lunga. Ci vuole una grande resistenza, una forte passione, ma è stata un’esperienza davvero bella, che mi mancava…Io sono un amante delle esperienze nuove. Non l’ho fatto per avere una medaglia in più, sapevo che era giusto farlo dal punto di vista mio personale.
Uno step all’interno della tua carriera, dunque. Sì. Ho visto il testo, mi piaceva, mi interessava, e quindi, o teatro o cinema, era una cosa che mi stimolava e metteva alla prova. Scopri che il testo non è mai quello che sembra all’inizio, ma si trasforma a seconda di quelle che sono le tue interpretazioni, i tuoi punti di vista; una parola può cambiare tutto il suo significato.
A proposito, cosa c’è di tuo all’interno dello spettacolo? In maniera diretta non c’è tantissimo di mio, ci sono quelle che sono lontanamente le cose che abbiamo provato tutti quando stai in un rapporto di coppia. Quando uno entra in crisi, l’altro cerca di tranquillizzare e viceversa, quindi a volte l’incomprensione e il fatto di non ascoltare e non essere ascoltati dall’altro.
Chiara: Il teatro ti restituisce in maniera istantanea quello che è l’amore del pubblico: è come se il cinema e la televisione fossero delle telefonate d’amore, e il teatro fosse un abbraccio. Lavorare con Luca Miniero, un regista cinematografico campione di incassi, è stato molto costruttivo; è stato emozionante iniziare questo percorso con lui e con Raoul.
Durante lo spettacolo Paola si chiede come sarà il suo uomo fra vent’anni. Voi invece come vedete il vostro futuro?
Chiara: Felice, spero!
Sempre a teatro? Sì! La soddisfazione lavorativa e professionale è un qualcosa di fondamentale per la felicità di ogni essere umano, soprattutto per una donna. Una donna deve lavorare, deve essere indipendente, perché soltanto la libertà è il viatico per la felicità.
Raoul: Non lo so (ride)…Speriamo di esserci tra vent’anni!
Ringraziamo Raoul Bova e Chiara Francini per la disponibilità, facendogli il nostro miglior in bocca al lupo!
di Francesca Trivella