Riscrive i codici dell’imperfezione in chiave anni Novanta la moda mandata in scena da Donatella Versace alla Milano Fashion Week per la donna Autunno/Inverno 2019-20 di Versace. Le tradizioni vengono tramandate e il testimone lo portano top model del calibro di Shalom Harlow e Stephanie Seymour, per un perfetto remake. Donatella offre una sapiente riscrittura dell’identità Versace valorizzandola in un contesto attuale e giovane.
Un’ode ai contrasti nei colori, nei tessuti e nei tagli sartoriali, per celebrare l’iconografia Versace. Ci si ispira alla fotografia, e non ad una qualunque, bensì ai ritratti iconici della stessa Donatella scattati da Richard Avedon nel 1995 per il lancio della fragranza Blonde.
Analisi tecnica di una pace imperfetta
Sotto le note di Kurt Cobain e dei The Chemical Brothers, ad amalgamare il tutto arrivano sottovesti di acidi colori per ricordare Courtney Love, che viene alle menti insieme alla sua Celebrity skin. La palette colori è acida in tutte le sue sfumature, persino sui collant di pizzo. I reggiseni un po’ bondage sono citazione storica, e anche se portati su pullover non perdono nemmeno un po’ del loro sex appeal.
Benedetti siano i tailleur morbidi, grigi e in taglio maschile, che disegnano una donna di cui Donatella racconta: colei che esce da una comfort zone più femminile e sensuale – che è poi anche quella Versace – una donna che mostra altri lati del carattere e che trova la sua perfezione nell’imperfetto.
Bellissima la giacca nera con disegni blu luminosissimi, pensata e creata con maestria sartoriale e ultimata con ricami che sono a metà tra il revival e il futuristico. Ci si legge del futuristico, forse per l’abbinamento colori, o forse per l’asimmetria dei bottoni che, su un lato, arrivano sino alle spalle. Tutto questo ha come base una pencil skirt che copre il ginocchio con ricami d’oro che profumano di opulenza. Le calzature sono perfette, culminano in una punta davvero aggressive che completa un look di difficile categorizzazione.
Donatella Versace rivisita il tartan e spezza i contrasti
È esemplare, e qui tutte le sapienze sartoriali si uniscono, lo slip-dress in versione mini e long, in una nuance pesca più delicata il primo e di un arancione più acido ed elettrico il secondo. Esemplare e sapiente perché la luce del lurex esplode, il glitterato sembra uscir fuori, la schiena è completamente libera e nuda, mentre il corpo è delicatamente legato in una vita alta dalla linea quasi immaginaria che si libera in plissè e drappeggi: tutto nello stesso capo, senza che risulti eccessivo, anzi, perfettamente equilibrato.
Donatella Versace sceglie di inserire anche rivisitazioni del tartan e successivamente di spezzare i contrasti con una delicata tinta unita salmone che colora un lungo cappotto oversize abbinato ad un pantalone verde acido.
Scarpe appuntite, si tingono degli stessi colori acidi sinora scelti. Mini le gonne, con spacco altissimo le pencil. Iconiche stampe ritornano e vedono sui foulard l’arrivo della nuova stampa Vittoria, nome dell’omonima statua presente presso la National Gallery di Londra. Apparizioni anche per gli stivali cuissard, che qui si ritrovano in vinile.
La conclusione si tinge di nero puro, assumendo le forme di giubbotti in pelle, lunghi spacchi succinti e legati, abiti-giacca strutturati, tailleur e camisole nelle luci più opache della maglia e del cotone, ma ancora più luminose in quelle della seta, del glitterato e del lurex.
Persino l’ultima uscita, quella della Signora Versace, è un total-black, confortevole sì, ma osato in una minigonna di pelle stretta in vita e slanciata da scarpe altissime, come a volerci ancora comunicare quanto la donna Versace esca dagli schemi. Abbandona le convenzioni stilistiche, non si cura dell’età e forse nemmeno delle tendenze colore, visto che qui i colori ci sono proprio tutti.
Tripudio di stampe, colori, tagli e tessuti per ricordarci che dal passato si impara, che negli anni Novanta il classico buon gusto era messo sottosopra, che era cosa buona e giusta farlo, e che la donna contemporanea oggi cerca una imperfetta bellezza, che non accontenti il gusto dominante ma quello personale.
di Camilla Stella