Antonio Marras diviene cantastorie e racconta la Sardegna delle miniere vissuta dall’artista Amedeo Modigliani
Oltre ad essere uno stilista, Antonio Marras dimostra un certo talento come cantastorie. I suoi show nascondono (nemmeno troppo) una valenza narrativa di matrice artistico-culturale. Per la sua collezione co-ed autunno-inverno 2019/20, Antonio Marras racconta la domenica dei minatori sardi negli anni Trenta. “I momenti di vita di uomini e donne che lavoravano in miniera per lo più al buio, trovavano il momento di maggior splendore nel giorno di festa, la domenica”, queste le sue parole.
A riportarlo verso la sua terra natale è l’artista Amedeo Modigliani. Il padre di Modigliani, infatti, era un ingegnere livornese che lavorava nell’industria mineraria. Più volte fu di stanza nelle miniere di Iglesias, dove portava la sua famiglia. In questo periodo si colloca il ritratto di Medea Taci, nato da un’amicizia giovanile del pittore proprio in terra sarda.
Modigliani riporta Marras in un mondo dove uomini e donne lavoravano sodo giorno dopo giorno al buio delle miniere. La domenica era il giorno atteso da tutta la settimana, quando finalmente si poteva far sfoggio degli abiti più preziosi. Ma si trattava sempre di un’eleganza umile, povera, fatta di abiti tramandati, rattoppati e arricchiti di nuovi elementi.
Antonio Marras collezione FW 2019-20: look maschili e femminili dal fascino retrò
Da questo chiaro scenario prendono vita look maschili e femminili dal fascino retrò, con una speciale attenzione ai dettagli. Pizzo, raso, tessuti broccati, tweed, pellicce e piume si sovrappongono a look composti ma umili, dai colori della terra. Abiti romantici si alternano a giacche e camicie, anche per le donne, spesso in tenuta maschile.
Le modelle indossano maxi orecchini e foulard tra i capelli, raccolti a mo’ di faux bob. Make up e hairstyle ricordano lo stile bohemian parigino degli anni Venti, non estraneo a Modigliani e di forte impatto visivo. I look maschili sono invece talvolta arricchiti da borse a mano e baschi in tweed.
La sfilata si conclude con una breve interpretazione di attori, intenti a brindare e festeggiare la gioia domenicale. Lo scenario allora si fa più vivo che mai, riportando gli spettatori indietro nel tempo. Ed è tutto così realistico che è possibile, addirittura, parlare di quella catarsi verificabile solo a teatro. Questo a testimonianza dell’abilità e della minuzia di un artista come Antonio Marras.
di Debora Lupi