La Grande Arte al Cinema torna nelle sale con un nuovo capitolo alla scoperta della vita di Paul Gauguin. Dopo Hokusai, Van Gogh, Bosch, Canaletto, Schnabel, Degas e Tintoretto, il progetto, curato da 3D Produzioni e Nexo Digital con il sostegno di Intesa San Paolo, fa da guida nel viaggio della vita di Gauguin, che con la sua partenza verso le civiltà primitive polinesiane ha condotto la Francia, e in seguito tutto il mondo, al Modernismo.
Dietro al progetto
Come afferma lo storico dell’arte e curatore Marco Goldin, co-autore del soggetto insieme allo sceneggiatore Matteo Moneta, ci sarebbe bisogno di molti altri film per raccontare i vari capitoli che hanno portato Gauguin ad essere l’artista conosciuto oggi. Gauguin a Tahiti – Il paradiso perduto, diretto da Claudio Poli, si focalizza su una parentesi, la più significativa della vita di Gauguin. Una parentesi raccontata a quattrocchi con la telecamera, come non è stato mai abituato a fare, l’attore e regista Adriano Giannini, che ha prestato la sua voce per la lettura di diari e lettere dell’artista.
Insieme alle testimonianze scritte, a leggere la vita di Paul Gauguin attraverso le sue opere saranno Mary Morton, curatrice alla National Gallery of Art di Washington, Gloria Groom, curatrice all’Art Institute di Chicago, Judy Sund, docente della New York City University, Belinda Thomson, massima esperta di Gauguin, David Haziot, autore della più aggiornata e accreditata biografia su Gauguin. Il tutto accompagnato dalle esclusive musiche composte dal pianista Remo Anzovino, uno dei massimi esponenti della musica strumentale italiana attuale, che ha saputo coniugare con il gusto esotico del docu-film.
Le origini del viaggio
Fiero delle sue origini peruviane, Paul Gauguin, nonostante sia nato a Parigi il 7 giugno 1848, trascorre la sua giovinezza in lungo e in largo. Saranno preludio della sua ricerca di fuga le esperienze sul mercantile Luzitano e la marina francese. Gli studi in diritto ed economia a Parigi, e l’aiuto di uno zio, lo condurranno al lavoro di agente di borsa presso una banca che gli concesse una vita molto benestante. Una grande casa e una quotidianità trascorsa con la moglie danese Mette Sophie Gad e i cinque figli sembrano però non bastare a Gauguin.
Alla ricerca di distrazioni si avvicina ai Cafè parigini frequentati da artisti come Camille Pissarro, il primo a credere nel suo talento pittorico. La voglia di fuggire dall’attaccamento al denaro e dalla società conformista parigina lo portano a lasciare il posto di lavoro e la città. Sulla semplice e primitiva costa bretone trova ispirazione tra le donne dai costumi locali e i loro riti religiosi. Inizia il distacco dalle piccole campiture dal sapore impressionista, avvicinandosi alle grandi macchie di colore saturo come il giallo, che diventerà suo colore prediletto.
Il paradiso perduto
Lo stesso giallo, misto al blu, definirà la pelle delle donne tahitiane che troverà nei villaggi ancora non contaminati dalla colonizzazione francese. Immerso nella natura lussureggiante, circondato dai colori più puri e accesi, si avvicinerà sempre di più allo studio che caratterizza i suoi quadri. Il rapporto dell’uomo, o meglio della donna, suo caro soggetto, con la natura e la religione.
La condizione paradisiaca in cui vengono colte queste donne polinesiane, simbolo della vita, rappresentano per lui le sacerdotesse di una religione naturale che l’uomo occidentale ha dimenticato. Ma quest’uomo resta il suo spettatore, è lui che Gauguin cerca disperatamente di conquistare, e ce la farà, quando diventerà mito ancor prima di morire. Quell’artista che spedisce a Parigi opere dall’Oceania, e che ha trasformato l’uomo del naturalismo nell’uomo moderno dell’inconscio. L’uomo che si chiede: chi è? Da dove viene? E dove va?
Ulteriori informazioni:
Al cinema il 25, 26, 27 Marzo 2019
A seguire il link dell’elenco delle sale italiane
http://www.nexodigital.it/gauguin-a-tahiti-il-paradiso-perduto/
di Pamela Romano