Fondazione Zegna e l’esposizione in mostra fino al 17 ottobre in tre sedi a Biella
L’arte per capirsi e per capire. Per esplorare il mondo che ci circonda, carpirne i significati, e ritornare al nucleo generativo da cui tutto ha avuto inizio. L’arte come manifestazione e come introspezione. Padre e Figlio. Ettore Pistoletto Olivero e Michelangelo Pistoletto, l’esposizione fortemente voluta da Fondazione Zegna in mostra fino al 17 ottobre in tre sedi a Biella, racchiude in sé gli aspetti più intimi e al contempo più estroversi di fare arte, affondando le sue radici in quel rapporto dalla valenza elementare che le dà il titolo.
Da Ettore a Michelangelo: l’arte che si tramanda e si evolve
Protagonisti della mostra sono Ettore Pistoletto Olivero e Michelangelo Pistoletto. Padre e figlio artisti, entrambi impegnati in un percorso di esplorazione del reale e dei suoi legami attraverso le proprie opere. In un viaggio creativo durato oltre mezzo secolo, i due uomini si sono raccontati, capiti e plasmati a vicenda, creando un dialogo attraverso sculture, pitture e installazioni.
È proprio questo racconto estetico e sensoriale che oggi si dispiega a Biella tramite un percorso espositivo diffuso. Lo scopo non è solo quello di mostrare una serie di opere, ma di catturare lo spettatore nelle evoluzioni vissute da un genitore e da un figlio impegnati in un continuo processo creativo.
Ecco allora che i confini della parentela si fanno labili, subentra il rapporto maestro-allievo, eppure i ruoli sono spesso sovvertiti. Se infatti il genitore fa da soggetto ad alcune opere del figlio, è proprio Michelangelo ad imprimere una svolta nella produzione del padre, inserendo nelle nature morte di Ettore quelle superfici riflettenti (bottiglie, specchi, vetri) che le avrebbero distinte negli ultimi anni della sua produzione.
I luoghi della mostra diffusa
Padre e Figlio rompe i muri della classica galleria d’arte e si espande in tre luoghi della cultura e del bello: il Palazzo Gromo Losa, la Cittadellarte – Fondazione Pistoletto e Casa Zegna. Ognuno di questi scenari biellesi fa da palcoscenico ad una sfumatura del rapporto fra gli artisti e della meditazione sui legami universali. Dall’installazione Abbraccio all’Infinito nel cortile di Palazzo Gromo Losa, nuova creazione interattiva di Michelangelo, alle storiche nature morte di Ettore; dalla monumentale Metamorfosi a Casa Zegna all’intera Cittadellarte, l’ex opificio ripensato come laboratorio delle idee proprio dai Pistoletto.
In più di cento opere tra dipinti, sculture, installazioni, video e foto si dipana la relazione fra padre e figlio, che non si limita all’autoreferenzialità, ma che invita lo spettatore a partecipare al processo creativo. Tramite la campagna social #PadreEFiglio è infatti possibile inviare le proprie riflessioni sui temi della mostra e diventarne parte integrante.
Il rapporto con Zegna e lo sguardo al futuro
La storia dei Pistoletto è da quasi un secolo legata a quella della Fondazione Zegna. Fu infatti lo stesso Ermenegildo, nel 1929, a commissionare a Ettore Pistoletto Olivero un ciclo di graffiti su L’Arte della Lana, oggi riportati su dieci pannelli morbidi che riproducono il tessuto delle opere originali ed esposti a Casa Zegna. Fu poi sempre Ettore, fra il 1952 e il 1953, a raffigurare le tappe di quella che sarebbe divenuta la Panoramica Zegna, il percorso ambientale nell’omonima Oasi delle Alpi biellesi.
Sotto la supervisione di Anna Zegna, oggi la Fondazione promulga diverse iniziative nel contesto della Cittadellarte, in stretta collaborazione con Michelangelo Pistolotto. Prima fra tutte, l’immersiva mostra Padre e Figlio, che potrebbe dare manforte alla candidatura di Biella nel 2019 come parte del network Unesco delle città creative.
di Martina Faralli