Il ritorno delle buone maniere disegnato da Etro

Etro

Colorate e leggiadre mongolfiere sovrastano il percorso dello show Etro per la Primavera/Estate 2020; così leggere e ancora cariche di immaginazione, come fossero vetture in grado di viaggiare tra i tempi, ci mostrano come la donna del 2020 indosserà con innato manierismo, tagli sartoriali e tessuti dell’anticonformista tempo andato. Sono Donne le figure femminili mandate in passerella da Etro. Coraggiose e appassionate, richiamano i tratti di sofisticate piratesse uniti allo spirito di aristocratiche groupie.

Déshabillé perfettamente abbigliato

Indossano le nuances del giallo, e le tonalità verdi dell’oceano fanno poi spazio a bianchi, cipria e beige, che tingono voluttuosi abiti asimmetrici in voile di cotone, caftani stampati e ancora abiti fazzoletto ricamati. Donne dalla educata sfrontatezza si vestono di spacchi e vertiginose scollature a V giù sino all’addome. Sono discreti e leggerissimi i tessuti punteggiati da tattili ricami, prepotenti le frange metalliche, e composte le stampe variopinte che si accompagnano alla elaborata maglieria. Sottile la linea tracciata tra il déshabillé e il perfettamente-abbigliato di Etro, contrasti bilanciati dove le ampiezze vengono strette in vita e le maniche lasciate morbide a cadere in tagli squadrati, così da ricordare l’Oriente, che sembra imperare in ogni dove.

Risuona l’eco alle estetiche di Philippe Burty per il Japonisme e al Gabriele Rossetti preraffaellita, entrambi affascinanti dall’estetica del Sol Levante, che aveva per muse donne dalla folta chioma vermiglia con atteggiamenti non poco libertini. Accenni di lingerie inducono a sensualità discreta, e con attenzione si scorge la farfalla stampata e ricamata come simbolo di libertà e rinascita.

L’ingresso di un porpora suona poi come dolce poesia su una semplicissima camicia. E meraviglia delle meraviglie, esplode la versatilità di questa donna Etro, che indossa un tailleur cammello bruciato, taglio deciso e maschile ma di perfetta vestibilità, avvolgente e duro allo stesso tempo, contrastato dalle delicatezze di una blusa adornata da fiocchi e chiusa dolcemente in un quasi impercettibile foulard in fantasia Paisley. Rinascimentale e sfarzoso ma per nulla eccessivo, il mini – per le lunghezze – dress ma maxi – per le esagerate forme – richiama i pizzi e merletti che fanno pensare al Belgio, invoca gorgiere francesi, per poi vedere la donna del Ventunesimo Secolo portarli in giro tutti insieme.

Ben pensati e pesati, i contrasti tra gli etnici e ampi vestiti e le più classiche e categoriche giacche da giorno, che lasciano gli arcobaleni per tingersi di un più severo blu. Resistenze stilistiche che trovano congiunzione ed esplodono in un tailleur giacca-pantalone di un dorato damascato, abbellito da un gilet in coordinato. In conclusione, una sfilza di jeans e camicie, in quella che sembra essere la più semplice e manierista delle fogge, quasi come se Etro volesse svegliarci gentilmente da quel sogno, come se dopo tanta eleganza per tornare alla realtà ci volesse qualcosa di più terreno, più familiare: il jeans.

Etro ha pensato proprio a tutto

Sia tutelato il ritorno del gilet, del vestito che si adatta, che ridisegna le forme del corpo e non viceversa: tale ritorno all’elegante non è azzardo da poco in questi tempi di creativa follia. Il messaggio di Etro è che le buone maniere non passano mai di moda, bensì si amalgamano, plasmano, e portano i segni di influenze moderne, certo, ma pur sempre con garbo.

 

di Camilla Stella

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