Presentato lo scorso febbraio al 69esimo Festival del Cinema di Berlino, arriva anche in Italia, in occasione del Fashion Film Festival, il documentario su Peter Lindbergh. Il fotografo di moda che sdoganò gli anni Ottanta e segnò gli Anni Novanta, raccontato dalla voce del regista francese Jean-Michel Vecchiet.
La presentazione al Palazzo del Cinema di Milano
Ad introdurre il film nella Sala Astra del Palazzo Anteo di Milano sarà però Costanza Cavalli Etro, fondatrice del Fashion Film Festival, giunto alla sesta edizione. Insieme a Carla Sozzani, sorella della defunta Franca, Paolo Roversi, fotografo amico e di Lindbergh, e lo speciale intervento di un’emozionatissima Nicoletta Santoro, creative director. Questi ultimi hanno ricordato con grande affetto ed emozione l’amico Peter, scomparso lo scorso 3 settembre. Una persona piena di gioia e spensieratezza, caratteristiche tangibili nelle riprese del lungometraggio, anche durante le ore di shooting.
Storie di donne
Ad accompagnare le riprese d’archivio di Vecchiet, le testimonianze delle donne della sua vita. Storie di donne, a cui lui, ha rivoluzionato la vita. Ex mogli, la sorella, collaboratrici e modelle che sono state travolte dall’uragano Lindbergh, che ballava e scherzava per metterle a proprio agio. Come faceva con una giovane e impertinente Naomi Campbell, che non voleva buttarsi in acqua per uno scatto. Ha tirato fuori il bello di loro, delle top model Christy Turlington, Kate Moss, Linda Evangelista, Eva Herzigová, Cindy Crawford, Stephanie Seymour e molte altre. Mettendole a nudo o vestendole da uomo, mostrando chi erano veramente, sedute su quell’amata sedia, traendo ispirazione dall’artista concettuale Joseph Kosuth. Elementi come la sedia e i pannelli neri inquadrati nei suoi scatti, testimoniano la sua ricerca di verità. Insieme a quella ricerca di bellezza e di innocenza in ogni donna, volutamente poco truccata e pettinata sul set.
La vita e il lavoro in un unico racconto
Come uno stream of consciousness del regista, la fotografia del documentario racconta e alterna momenti salienti della vita privata e professionale del fotografo tedesco. Come una grande similitudine della sua vita, molti dei suoi servizi più famosi vengono spiegati dal mix di polaroid, parole e ricordi che si susseguono. Ricordi di un’infanzia difficile, durante la Seconda Guerra Mondiale, di un padre generale e invasore della Polonia. Quella Polonia a cui chiederà scusa e a cui sembra essere dedicata la serie di scatti denominata Invasori. Una delle serie dove le modelle diventeranno per la prima volta nella storia della moda anche attrici.
Tante rivelazioni ma anche tanti dubbi, come ogni film, lascia questo documentario dal protagonista pragmatico, che non svelerà il perché della domanda iniziale del regista. Come mai un fotografo di moda nel 2013 decide di andare a ritrarre i condannati a morte della Prigione di Marion in Florida?
Chissà se Peter avrebbe evitato anche questa domanda, rispondendo: It’s Fun!
di Pamela Romano