Un film già ampiamente acclamato prima ancora della sua uscita in Italia, prevista per il 6 Febbraio. Siamo nel periodo degli Academy Awards e il biopic su Judy Garland, interpretato da Renée Zellweger e diretto da Rupert Goold, colleziona una serie di nomine dopo aver già ottenuto il premio di miglior attrice protagonista ai Golden Globes.
Una storia vera
Londra, 1968. La leggenda dello showbiz e creatura degli Studios americani Judy Garland deve salire sul palcoscenico ancora una volta, per dimostrare a sé stessa e agli altri che può ancora farcela dopo più di 40 anni di carriera. È in quel luogo a lei caro che il suo intenso spirito performativo risplende e la sua incredibile voce risuona. Anche se indebolita, ha guadagnato l’intensità drammatica di una donna che ha raggiunto una profonda consapevolezza di sé e della sua figura iconica.
Una volta scesa dal palcoscenico però Judy è esausta, emotivamente fragile e tormentata dal desiderio di avere i figli sempre con sé. Ha dovuto accettare un’offerta di lavoro dall’altra parte dell’Oceano per loro, ma ha il terrore che al suo ritorno la loro custodia venga affidata al suo quarto marito Sidney Luft. Il film sceglie di allontanarsi dalla struttura cronologica consueta dei biopic per concentrarsi su un particolare momento della vita di Judy, includendo alcuni scorci sul passato per aiutare il pubblico a capire meglio che oltre al mito era una donna e una madre.
La sceneggiatura di Tom Edge
Il regista Rupert Goold è stato affascinato da una sceneggiatura che voleva rendere omaggio a un’icona dell’età d’oro del cinema americano. Una donna appassionata, acuta, che conosceva i cliché esistenti su di lei ed era disposta a giocarci.
Edge era deciso a non far percepire Judy come una vittima del suo passato, nonostante la sua vita fosse sempre stata controllata da altri. La Judy raccontata è una sopravvissuta che non si arrese mai, una donna bisognosa di trovare l’amore e una casa: “dopo tutto non c’è un posto come casa, per trovare la normalità”.
“La sceneggiatura che David ha sviluppato con Tom non si è allontanata dalle tragedie della vita di Judy, ma è riuscita a celebrare il suo genio e il suo spirito indomito; è stata mostrata come una figura ispiratrice piuttosto che tragica. E il finale del film è stato meravigliosamente edificante!”, afferma Cameron McCracken, uno dei produttori esecutivi del film.
Un’interpretazione da Oscar
Il film analizza anche il perché le performance di Judy le abbiano tolto tanto. “La maggior parte delle persone mette una maschera di fronte alla telecamera o ad un pubblico. Penso che con Judy, invece, si veda la persona vera”, afferma la Zellweger riguardo al suo personaggio. Renée Zellweger si è preparata duramente per interpretare quello che potrebbe essere considerato il ruolo della sua vita. Non solo ha preso lezioni di canto per modulare la sua voce su quella della Garland, ma anche lezioni di prossemica per riprodurre la sua postura e gestualità.
“Ci sono un nervosismo e una fragilità nella sua fisicità, che Renée ha assolutamente catturato. Stava imparando a cantare come Judy Garland alla fine della sua carriera, quando la voce era spezzata e c’erano note che non raggiungeva più. Renée è in grado di offrire quei piccoli momenti in cui si vedono la confusione e il dolore della Garland”, afferma Tom Edge parlando dell’attrice. Candidata all’Oscar come miglior attrice protagonista, la Zellweger è stata in grado di catturare le sfumature e le contraddizioni del personaggio, l’autoironia e, al contempo “il suo lato sexy, pericoloso ed emotivamente disponibile”. (R. Goold)
Judy è un film che ha saputo scavare a fondo nel personaggio curando ogni minimo particolare. Con due candidature agli Academy Awards, non rimane che andarlo a vedere!
di Giulia Garattini